martedì 12 settembre 2017

Giorni di raccolta. Quale raccolta?




Basta una notte di pioggia perché nel mio giardino tutto si rigeneri. L’acqua disseta le radici dopo l’estate siccitosa e pulisce via la polvere dalla vegetazione rendendo la scala dei verdi brillante e vigorosa.
Le mie piante sono provate dall’arsura. Non sono bastate le innaffiature, alcune hanno le foglie secche, come se fosse già autunno inoltrato. Altre sono provate soprattutto dal passaggio di un coleottero di nuova generazione, arrivato qualche anno fa dal Giappone, la Popillia japonica.
Non mi spiego come un insetto possa fare tutti questi chilometri per colpire una zona, il Parco del Ticino,  lasciando dietro a sé un disastro totale. L’unica spiegazione è il vicino aeroporto di Malpensa. Alcuni esemplari si saranno imbarcati su qualche aereo proveniente dal Giappone ed eccoci qui, con un altro problema da risolvere.
Ci sarebbe da scrivere una storia. Peccato che io, una storia, che abbia come protagonista un insetto fastidioso, l’abbia già scritta e siccome l’insetto fastidioso non mi dà tregua, ho deciso di non tirarmela dietro ulteriormente e di storie così non ne scrivo più.


Questo coleottero, che assomiglia a un maggiolino dal colore smeraldino e rame brillante, ha trasformato il frutteto in qualcosa che non si era mai vista prima. Non c’è più ombra.
Le foglie degli alberi sono state rosicchiate in modo tale che ne rimanesse solo lo scheletro, sembrano tanti piccoli pizzi appesi ai rami. Questa trasformazione sfoltisce la chioma degli alberi indebolendo la pianta e lasciandoci senza quella buona ombra che tanto cerchiamo nelle giornate estive.
Non è solo il frutteto a subire il passaggio di questo insetto. Anche l’orto, le colture in pieno campo e i fiori del giardino, soprattutto le rose. Mi piange il cuore vedere il muro nudo là dove le rose rampicanti l’avevano tappezzato all’inizio della bella stagione. Sono riuscita a scattare qualche foto durante la prima fioritura di aprile, prima che le larve di popillia diventassero adulte e iniziassero a cibarsi con tutto quel che trovavano da mettere sotto i denti. Adesso, sul muro, esiste la desolazione dei cinorrodi rimasti appesi ai sottili rami di rosa rimasti.  

Questi non sono affatto i giorni della raccolta perché da raccogliere c’è poco. È una situazione che mi provoca dispiacere, soprattutto per il lavoro meticoloso di mio suocero e per la sua passione ricompensata con il poco. Lo vedevo al mattino presto armarsi di una bacinella con acqua e sapone di marsiglia sciolto e prendere direttamente con le mani manciate di questi insetti, innocui verso l’uomo, e gettarli nella bacinella dove, al contatto con il liquido, rimanevano inerti. Uno smisurato numero di insetti veniva sterminato ogni mattina, ma non è servito a niente. Solo la pioggia avrebbe ridotto il lavorio mandibolare della popillia.
Ma è stata un’estate siccitosa. Non è retorica quando si dice che il problema è il clima. Bisogna che i Grandi della Terra se lo mettano bene nella testa che è ora di prendere seriamente a cuore il problema del clima, altrimenti in poco tempo la desertificazione l’avremo dietro casa.
Cosa significa questo? Che questo processo (di desertificazione) provochi la degradazione del suolo, che è la causa della scomparsa della biosfera e il nostro bellissimo verde si trasformi in deserto. Tale processo di solito è ir-re-ver-si-bi-le.  Sono andata a leggere alcuni dati senza entrare troppo nel merito, dati che anche un bambino è in grado di leggere e capire, e c’è da rabbrividire. Non so proprio come si faccia a rimanere insensibili a questo argomento.

Tornando alla popillia, il giornale riportava di avvisare il Servizio Fitosanitario della Regione Lombardia, che è impegnato a controllarne la diffusione. Ma la risposta è stata che, in caso di pochi esemplari, dovevamo provvedere da soli all’eliminazione. Loro sarebbero intervenuti in caso di infestazione.
Ora: mio suocero, armato di santa pazienza, come solo le persone della sua età sanno gestire ancora bene, ha provato a sterminarla con acqua e sapone e gli è andata bene, quanto meno il suo tentativo è stato premiato.
Ma io mi chiedo: come si fa a stabilire se si tratta o no di una vera invasione? C’è forse un numero di popillia che lo stabilisce? Dovevamo chiamarle tutte a rapporto e contarle una per una?
A me sembra che, ancora una volta, stiamo perdendo un sacco di tempo con la burocrazia.


2 commenti:

  1. la burocrazia è il male principale del nostro paese...:-(

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  2. Ne sappiamo qualcosa entrambe, cara Robi,in ogni dove ci si deve sempre confrontare con quella...

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