martedì 5 settembre 2017

Dopo le vacanze, un discorso sulla felicità






Si capisce che settembre è uno dei mesi che preferisco, vero? 
Lo è da sempre...

Finite le vacanze (e di questo non è che ne sia troppo felice!) la mia ripresa ha una marcia in più. Dopo svariati giorni fuori casa, sento il desiderio di ritornare. 
Mi mancava il mio nido, il mio studio, il pc, l’orto, Elzybaldo, la mia bici… il mio phon! 
Sono stata bene in vacanza, ma apprezzo anche il ritorno alla normalità.

A differenza di qualcuno, per me non è mai stato un problema la ripresa dopo le vacanze.
Da bambina ritornavo a scuola volentieri e, negli anni successivi, quando gli studi hanno ceduto il passo al lavoro, riprendevo la mia attività con entusiasmo  e serenità.
Certo, più il tempo passava e più i giorni ritornavano ad essere tutti uguali. Però, mi sono accorta (presto o tardi, l’importante è arrivarci) che, se si è inclini alla noia, voglio dire, se non si riesce a percepire la differenza tra un giorno e l’altro, diventa davvero un’esistenza stancante.

I giorni, infatti, sono tutti diversi ed è un peccato non rendersene conto. Siamo abituati a fare tutto in modo automatico e frenetico, proiettati verso un futuro che non sempre è come lo immaginiamo e questo ci fa perdere il contatto con la vera essenza della nostra realtà, che è il presente, l’attimo in cui stiamo vivendo.
Imparare ad esser parte del presente, pur facendo le cose di sempre, aiuta a non essere troppo legati agli obiettivi da raggiungere. Che è giusto averne, ma spesso ci assorbono troppe energie, allontanandoci da noi stessi e mandandoci in confusione.
È necessario capire che ogni situazione è unica e mai uguale e la nostra vita è piena di piccoli cambiamenti che si verificano anche mentre siamo seduti alla stessa scrivania da anni. Siamo troppo impegnati a guardare il dito e non la luna e non ce ne rendiamo conto. 

Sarebbe molto più stimolante fare il lavoro perfetto, certo, quello che abbiamo sempre sognato di fare. Ma la fortuna di poter scegliere, per molti, non esiste più. Spesso ci si deve adattare a fare dei lavori che non rispecchiano il nostro ideale, e non sto qui a fare una lezione sul perché, visto che tutti, ogni giorno, ci scontriamo con una società poco generosa. Però ho la certezza che, imparare ad essere riconoscenti di quel che la vita ci mette a disposizione, ha il suo bel guadagno.
Non dico che bisogna rassegnarsi. Dico che esiste la possibilità di guardare i problemi da un altro punto di vista, perché c'è un'altra prospettiva. Per esempio: avete mai pensato di adoperare i vostri ostacoli come stimoli verso la vostra meta?
Non è facile, ma sarebbe un bel passo avanti verso la concezione del bicchiere mezzo pieno invece che mezzo vuoto.

Sperare in un tempo migliore non è vietato. Sono sicura che, con le idee chiare in testa e un po’ di buona volontà, qualche sogno inizi a prender forma. Non è una questione di fortuna, è una questione di impegno, di responsabilità.
I primi artefici della nostra felicità, siamo noi, quindi non ci resta che iniziare ad essere felici.




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