Che ne sapete, voi, che vivo dell’abbozzo di un sorriso di mia madre?
Che desidero una sua carezza come l’aria che
respiro?
Che aspetto fiduciosa che risponda “Anch’io” quando le dico di volerle
bene?
Che ne sapete, voi che, invece, passano dei giorni prima che la veda sorridere?
Che non avrò più le sue facili carezze perché è sempre più limitata?
Che non è
più in grado di mettere insieme due parole per rispondere un semplice “Anch’io”?
Che ne sapete , voi, della nostra
difficoltà nell’accettare che ogni giorno sia un po’ peggio di ieri?
Che la
rabbia che ci consuma è una rabbia balorda?
Che non serve disperarsi
perché non c’è niente che possa cambiare?
Che ne sapete, voi…
Che ne sapete, voi, che ci fate
aspettare due ore per consegnare un foglio che dichiari l’infermità mentale di
mia madre, che ci chiedete altrimenti le verrà tolta la pensione, ma che ci
rifiutate perché non è stato spedito “on line”?
Che ne sapete, di cosa si prova
nel gettar via tempo al tempo che abbiamo da passare con lei?
Che ne sapete, voi, che ci
chiedete di pesare il pannolone prima di metterglielo e dopo, pieno, per
stabilire la quantità da assegnarle ogni mese?
Che ne sapete di cosa si prova
nel fare tutto questo?
Che ne sapete della dignità che
abbiamo perso, noi e lei, per una malattia che, forse, non è conveniente
trovare la cura?
Lo sapete, sanguisughe,
che i 30 pannoloni che avete tolto a mia madre servono a garantire il vostro
vitalizio e quello dei vostri figli e dei figli dei vostri figli?
Sì, profittatori e parassiti che non siete altro!