sabato 26 maggio 2012

Giro d'Italia

Che strano: quest’anno non ho praticamente mai seguito il Giro d’Italia, tranne che per qualche tratto di tappa. E dire che il Giro mi ha sempre emozionato parecchio, al punto di chiedere anche un paio d’ore di permesso per andare a vederlo passare, quando transitava in zona. Per non parlare di quella volta che io e il papà sfidammo la pioggia battente per vederlo arrivare alle Cascate del Toce.
Quella volta è stata fantastica! Partenza alle 5 del mattino per essere in Formazza prima della chiusura della strada, con un tempo che non prometteva niente di buono. Io e il papà, però, attrezzati più che mai, con vestiario adeguato ad ogni tipo di clima, panini e frutta per il pranzo al sacco, bevande fresche e thermos di tè caldo per ogni evenienza, sembravamo partire per la conquista dell’Himalaya… sì-sì, perché anche il sacco a pelo avevamo portato (non-si-sa-mai-il-freddo…). Ebbene quella volta abbiamo visto arrivare l’intera Carovana, con tutto il personale al lavoro per il montaggio del traguardo, il palco per le premiazioni, l’angolo adibito a” Il processo alla tappa”, gli stand degli sponsor e l’allestimento delle transenne  lungo la salita, fino all’arrivo, ed è stato BELLISSIMO!
La pioggia, che ci accompagnò per tutta la strada, alla fine cessò, lasciando lo spazio anche a qualche caldo raggio di sole, permettendo così agli addetti ai lavori di occuparsi dell’allestimento della struttura senza problemi. Verso l’una del pomeriggio ci obbligarono a prender posizione dietro le transenne, nei paraggi del traguardo, perché da quel momento in poi era vietato transitare sulla strada. E, proprio da quella posizione, circa un’ora prima dell’arrivo dei ciclisti, vidi salire in bicicletta, tra i tanti, ora in sella, ora in piedi sui pedali, una figura a me ben conosciuta. Quasi mi mancò la voce per chiamarlo, tanta era l’emozione di vedere la sua fatica: mio cugino Franco che, partito da chissà dove,  eccolo percorrere gli ultimi metri prima dell’arrivo, anche lui sorpreso di vedere noi, lì…
Non ricordo chi arrivò primo a quella tappa. Non ricordo mai chi arriva primo. Per me non ha importanza: ogni volta, ingenuamente, credo che la fatica sia uguale per tutti, per cui ritengo che tutti quelli che tagliano il traguardo siano da premiare; arrivano affaticati, sudati, con le sole forze per scendere dalla bicicletta. L’esortazioni e gli incoraggiamenti sono di loro consolazione. Gli applausi e la commozione… Poi, a distanza di tempo, si sente parlare di doping, e casca il mito. Ma questo non è il Giro che intendono gli sportivi, questo è un altro discorso...


Diversamente è guardare una tappa alla tv. Personalmente soffro. Soffro per il compito dei gregari, così devoti al proprio capitano. Soffro per il caldo, quando corrono sotto il sole e per il freddo, quando scendono, a tutta birra, magari in mezzo alle nuvole, con il giornale a riparare lo stomaco. Soffro la fatica della salita prima di un Gran Premio della Montagna e la  discesa pericolosa con chi non è un bravo discesista. Mi emoziono fino alle lacrime, vedendo la partecipazione della gente quando il Giro attraversa i paesi e mi commuovono specialmente i bambini, quando applaudono a qualcuno che, forse, non sanno nemmeno chi è.


Ecco: se io fossi un’insegnante e sapessi del passaggio del Giro dal mio paese, porterei i miei alunni, muniti di bandierine rosa e fischietti, a salutare i ciclisti che passano, anche se vanno in tutta fretta, veloci come il vento. Sarebbe educativo avvicinare i bambini allo sport, trasmettendo loro l’entusiasmo di vedere passare un campione, anche solo per una manciata di secondi. Invece oggi la scuola è molto lontana dal mio concetto di "scuola", ma anche questo è un altro discorso e non è qui che ne voglio parlare...

Dopo il Mortirolo e lo Stelvio, domenica la cronometro di Milano, e con oltre 3.500 chilometri nelle gambe, questi campioni concludono il 95° Giro d'Italia!

BRAVI RAGAZZI!!!

2 commenti:

  1. io c'ero a Milano e come hai detto tu vedere la gara dal vivo è una grande emozione. Mi sono sfrecciati vicino campioni dai nomi a me sconosciuti ma campioni gia' solo per il fatto che erano li' dopo tanti tanti chilometri. Stanca, ma anche questa volta posso dire "io c'ero".

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