venerdì 25 settembre 2015

Assaggio d'estate - Racconto (Terza parte)



"...Riprese il suo vagabondare e si fermò davanti ad un piccolo negozio di abbigliamento. Vi erano esposti alcuni capi di lino, delle camicie bianche, ricamate o bordate di pizzo ed alcuni accessori. Vi erano delle belle borse, dalle dimensioni che piacevano tanto ad Alice, nelle quali ci sarebbe stato tutto il suo mondo. Stava già facendo una scelta tra le migliori, quando si convinse che non le sarebbe bastata l’intera vita per servirsi di tutte quelle che aveva nell’armadio.
Girò quindi lo sguardo verso i cappelli. Ce n’erano in paglia intrecciata e in rafia lavorata all’uncinetto. Erano molto chic e ne approfittò per provarne qualcuno. Si guardò allo specchio, mimò alcune smorfie e sorrise: sembrava proprio un’americana, una sorta di Jessica Fletcher venuta direttamente dal Maine in vacanza! In quel negozio le sembrava di aver aperto il baule della nonna! Aveva puntato gli occhi su una stola stampata a fiori bianchi e azzurri. La indossò e decise di comperarla.
Mezzogiorno era passato da un po’, ma Alice non avvertiva un tale appetito da fermarsi a pranzare. Sentiva più di tutto il bisogno di un cappuccino con una di quelle fragranti brioche che l’avevano stuzzicata qualche ora prima. Poteva fare quel che voleva: era o no la sua giornata senza programma?
A quell’ora i locali erano pieni di gente. Alla fine aveva trovato una sistemazione all’interno di un bar, vicino ad una delle finestre affacciate al lago.
Da nord scendevano nuvole minacciose ed era salito il vento che aveva preso ad agitare gli alberi. Tutto lasciava presagire un temporale e da lì a poco caddero i primi goccioloni di pioggia.
Alice decise di non muoversi fino a quando l’acquazzone non avesse scaricato tutta la sua furia. Se era vero il proverbio che dicevano sempre i suoi nonni che “Al tempural d’la basöra al dura gnanca un’ora”- Il temporale del pomeriggio dura meno di un’ora - tutto sarebbe finito in poco tempo.
E aveva ragione. I proverbi del resto, erano stati tratti dall’esperienza della vita di tutti i giorni e una volta era comune a tutti osservare le variazioni del clima e capire se il cattivo tempo era causato da una perturbazione oppure dal ciclo diurno della stagione calda.
Non si era del tutto rasserenato. Però aveva smesso di piovere. Alice uscì dal locale dove l’aria cominciava ad essere pesante. Pian piano la piazza ritornò a gremirsi. Riprese il suo girovagare, fermandosi qua e là per scattare alcune foto agli angoli più caratteristici. Un bimbo, incuriosito dalla sua macchina fotografica, le si avvicinò e si mise in posa sfoderando un sorriso senza dentini. Era così simpatico che Alice scattò subito una foto. Lui rimase un attimo con il sorriso stampato sul volto e, curioso, volle vedere il risultato sul display. Alice gli accarezzò la testolina e lui, tutto felice, ritornò tra la mamma e il papà.
I bambini esercitavano un potere particolare su Alice; le scioglievano tutte le tensioni con quella loro innocenza, e la riportavano ad uno stato di tale leggerezza da cancellarle ogni traccia di preoccupazione. Risero tutti. Il bimbo, i genitori, Alice e i passanti che si erano fermati a guardare la scenetta. Quel gesto ingenuo aveva suscitato il divertimento di tutti.
Più tardi comperò un paio di cartoline da spedire ai suoi cugini che vivevano nel nord della Francia. Nessuno più scriveva cartoline dopo il sopravvento di Internet; ma ad Alice poco importava. A lei piaceva appartarsi in un angolino, tirar fuori la sua penna blu e scrivere due righe. Avrebbe poi messo le cartoline in una busta per spedirle: in quel modo era sicura che sarebbero arrivate a destinazione.
Il tempo non si era del tutto ristabilito. Alcune nuvole galleggiavano nel cielo velato. Le acque del lago si erano tinte di blu tendente al grigio e al verde. C’era una luce fantastica. L’Isola di San Giulio, vista da quella prospettiva, aveva un’aria ancora più antica; avvolta in quel velo suggestivo, tipico delle cose del passato, sembrava fatata.
Alice conosceva alcune leggende che legavano l’isola a un tempo lontano, quando ancora era deserta perché, si diceva, infestata da rettili mostruosi..." 
(Continua...)


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