mercoledì 23 settembre 2015

Assaggio d'estate - Racconto (Seconda parte)



"... Il capitano aveva un’aria amichevole. Fischiettava mentre era al timone e chiacchierava volentieri con i passeggeri. C’era qualcosa in lui che le ricordava qualcuno, ma non seppe dire chi. Tuttavia, aveva un non so che di familiare.
Fece una breve sosta nella basilica dedicata a San Giulio, riprese il cammino lungo una stradina che percorre l’intera isola, detta Via del Silenzio e della Meditazione e si trovò di nuovo al molo, ad aspettare il battello che l’avrebbe portata fino al borgo.
Le attese non erano un problema per Alice. Non esistevano momenti banali, pause vuote o tregue noiose. Passava quel tempo a leggere un libro o ad annotare alcuni pensieri su una Moleskine dalla copertina rossa, che portava sempre con sé, nella borsa.
Il vento spostava le nuvole creando zone d’ombra alternate ad ampie schiarite, dando vita ad una luce particolare che invitava a fotografare. Le foto le avrebbe stampate e appuntate sulla bacheca di sughero, appesa di fianco alla scrivania.
Vide il battello arrivare da lontano. Quando scorse il volto del conducente, fu contenta. Si mise in fila per salire e lui l’accolse con un sorriso.
Quando toccarono il pontile di piazza Motta, il cuore del borgo di Orta, i negozi erano tutti aperti e dai locali proveniva un aroma di caffé e di brioche calde. Nella piazza, aleggiava un senso di tranquillità a quell’ora del mattino. Alcune persone gironzolavano pigramente; altre, sedute ai tavolini, chiacchieravano, qualcuno leggeva il giornale.
Alice si diresse verso il broletto, costituito da un portico al piano terra, usato per il mercato e, al piano superiore, una sala ospitava una mostra di pittura. Prese per un’ampia strada in salita che partiva proprio lì di fronte, denominata “Motta”, pavimentata in sassi e fiancheggiata da case tipiche e palazzi storici. Dalla cima della Motta lo scorcio verso il lago era straordinario.
Ritornando sui suoi passi, Alice decise di andare a Villa Bossi, sede del municipio, dove, nel bellissimo giardino affacciato sul lago, se fosse stata fortunata, avrebbe trovato una panchina libera sotto il pergolato di glicini. Nelle aiuole erano fiorite le rose; rose antiche e profumate dai petali delicati come seta. Alle finestre degli uffici i gerani davano un tocco di vivacità al palazzo comunale. Lungo i vialetti ghiaiosi era tutto un pullulare di persone, soprattutto stranieri. Non era stata una bella idea sostare lì per leggere un libro.
Spirava una lieve brezza. Il clima era perfetto. Il sole giocherellava tra le nuvole che prendevano strane forme nel cielo. Alice si sarebbe sdraiata su quell’erba fresca di taglio a contemplare le nuvole; ma si accontentò di scribacchiare sul suo quadernetto."
(Continua...)






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