giovedì 20 marzo 2014

La tenerezza di un saluto al giungere della sera

...il sentiero si intrufolava tra le case di un villaggio...




Da dietro i vetri della finestra, guardava il susseguirsi delle stagioni attraverso i colori del suo giardino. Guardava le acque calme del lago, la cornice di montagne dalle creste ancora innevate e lo sguardo abile giungeva all’orizzonte, fino al promontorio della Rocca. Guardava il vento spostare le nuvole, mentre la luce calda del tramonto accompagnava il calare della sera.
Davanti alla sua casa passava una sentiero che s’inerpicava fino alla borgata superiore, intersecando, con ponticelli di legno, il ruscello che scendeva a valle. Erano poche, ormai, le persone che lo percorrevano. Nonostante ciò, il viottolo era ben ordinato e, nella bella stagione, si fregiava di piccoli fiori, quasi a voler allietare la dura salita.


Nel tardo pomeriggio di una giornata di primavera, scendevamo dalle pendici a ridosso il lago, come vagabondi senza meta. Non sapevamo con esattezza dove saremmo arrivati, perché a Giovanni non piace ripetere lo stesso sentiero da cui si sale. Tuttavia si intravvedeva il lago e, appena sotto i nostri piedi, il sentiero si intrufolava tra le case di un villaggio. Tenevo tra le dita un fiore e lo serbavo con la stessa cura con cui si custodisce un tesoro. Vidi, da lontano, un’anziana donna, dietro i vetri, che guardava da una finestra affacciata al lago. Rallentai il passo. Giunta nei pressi dell’abitazione, le sorrisi e la salutai con un cenno della mano.

La vecchina, faticava a credere che quel gesto fosse rivolto a lei; tuttavia sorrise con discrezione.

Replicai il cenno. Questa volta agitai con più energia la mano, come per assicurare la donnina che il saluto fosse rivolto proprio a lei e le mostrai il mio fiore. La vidi sorridere. Anch’ella prese ad agitare  la mano, senza più timidezza, come se ci conoscessimo da sempre.

Mi emozionai e lasciai la libertà ad una lacrima di rigarmi il viso.

Era evidente la gioia dell’anziana, perché continuò a sorridermi e ad agitare la mano fino a quando la svolta del sentiero mi tolse alla sua vista.

Il mio vagabondare, quel giorno, ebbe lo scopo di offrirmi una riflessione.
Il mondo, da dietro i vetri della finestra, non è sempre uguale. Il lago, le montagne, le nuvole, tutto cambia al ritmo delle stagioni. Spesso, però, l’abitudine ci fa vedere le medesime cose.
Quando si arriva alla sera della vita, forse non si percepiscono più i cambiamenti del mondo. Tuttavia un semplice saluto può contrastare l’abitudine di tutti i giorni e donare un momento di serenità a chi di sorridere, a volte, non ha più la voglia.