venerdì 8 maggio 2015

Una storia

"Ramo di Rose"- Cuscino, particolare dipinto su lino - Wilma Ferrario, Lonate Pozzolo 


“Medardo ha compiuto 98 anni. La sua è stata una vita sobria, all’insegna dell’onestà, con poche e sane passioni: la pesca e l’orto.
Per chi vive nella campagna bolognese la pesca significa andare per maceri, pozze di acqua stagnante dove veniva macerata la canapa, un tempo la coltura più importante da queste parti. Da prima della guerra Medardo coltivava l’orto accanto a uno di questi maceri e proprio là, una settimana dopo l’8 settembre, venne segnalato ai tedeschi che occupavano il paese, prelevato mentre era intento a seminare e deportato in Germania. Ancora oggi si tiene tutto dentro e ne parla solo ai ragazzi perché, dice, devono sapere quanto è bella la libertà. Deve averla desiderata a lungo durante la prigionia, se ha chiamato la figlia Libertà, il figlio Libereso e il cane Libero. Per essere tornato da quella tragica esperienza, e pur dichiarandosi comunista convinto, dopo la guerra ha costruito una edicola votiva all’incrocio del viottolo sterrato che portava al suo orto. Chiese il consenso al parroco, ma pretese che l’immagine sacra fosse quella di Santa Liberata, venerata perché solleva gli esseri umani dai pensieri tristi, dalle malattie e dalle inquietudini. Gli anziani del centro sociale raccontano ironici che il vero compromesso storico è iniziato in quell’occasione. Ai piedi della cappella Medardo piantò subito una rosa, reimpiantata tre volte nel corso del tempo usando talee che egli stesso aveva fatto radicare. Oggi questo mio anziano compaesano si muove a fatica ma conserva la lucidità e, poiché ha confessato che la sua più grande preoccupazione è che quella rosa, invecchiando, si possa perdere, io mi sono messo a sua disposizione. Così ho ricevuto una confidenza: un ramo è stato raccolto a Verona durante la sosta del viaggio di ritorno dal campo di concentramento, era un dono per la moglie e un pezzetto è servito a fare talea. Non sono riuscito a sapere in alcun modo come si chiama, però in omaggio a questa storia la chiamerò rosa ‘Libera’. Ne ho fatto una decina di talee, dovranno radicare alla svelta perché Medardo non ha più molto tempo e voglio che sappia che la sua rosa continuerà a fiorire.”


La storia di Medardo è così bella da piangere. È stata scritta da Carlo Pagani, Il maestro giardiniere,  del quale la rivista Gardenia pubblica ogni mese un articolo. Le storie che scrive sono l’incipit di una nuova lezione di giardinaggio. Sono storie vere, che parlano di gente semplice. Soprattutto, sono storie che inducono a riflettere sull’importanza dei  beni che possediamo,  piccole e grandi fortune che spesso dimentichiamo di dar loro il giusto valore.




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