giovedì 28 agosto 2014

Il mio gatto clochard


Elzibaldo de Tonnis, marchese di Sant’Orata, le cui presentazioni sono state fatte nel primo post di questo blog,  è il micio al quale siamo stati destinati. Diversamente da quanto si possa pensare, Elzy (possiamo chiamarlo così…ormai siamo in confidenza) ci ha adottati nel 2009 e da allora non ci ha più abbandonati, dichiarandoci affetto e tenerezza a qualunque ora del giorno…e della notte.
A volte, però, ci costringe ad accettare regole che solo lui capisce e noi umani dobbiamo sottostare alle sue strane usanze senza troppe storie e, non sia mai detto: guai opporre resistenza, men che meno cercare di capire i motivi di tali stravaganze. 

Così è, e così sia. Elzibaldo de Tonnis, marchese di Sant’Orata non ammette inganni.

Nonostante custodisca un amore smisurato per il divano, nel periodo estivo predilige dormire sotto le stelle. Nulla in contrario se non fosse che, quest’anno, di cieli stellati se ne son visti pochi. L’estate, infatti, ha varcato le Alpi, ha scavalcato tutta la Pianura Padana ed è andata direttamente al centro-sud, lasciando a noi del nord qualche rimasuglio di caldo e molti accenni di una pre-collezione autunnale. 
Anche Elzibaldo ha dovuto adattarsi alle biffe del tempo, senza, però, rinunciare alle sue notti all’aperto.

Nel giardino, ci sono una decina di posti in cui potrebbe sonnecchiare, giorno e notte, al riparo da improvvisi eventi atmosferici. Invece no. La sua scelta è stata quella di prediligere, come suo giaciglio, una cassettina di cartone, con tanto di marchio “Marlene Südtirol”, che è stata appoggiata in un angolo del balcone, in attesa di essere messa tra la raccolta differenziata. Appena l’ha vista, è stata sua e non c’è stato modo di smuoverlo: l’ha difesa a suon di fusa, spaparanzandosi dentro e occupandola tutta.  
Un posto riparato, va bene; ma non troppo...

Un pomeriggio, plumbei nuvoloni carichi di pioggia, scesero minacciosi dalle montagne. Ben presto fulmini e tuoni aprirono il sipario ed un forte acquazzone, con violente raffiche di vento, scaraventò tutta la sua rabbia sulla nostra città. Elzy si presentò alla mia porta fradicio, come se fosse appena uscito dalla vasca da bagno. Tremava come una foglia, non so se per il freddo o per la paura. Lo avvolsi in un asciugamano e lo ospitai sul divano, stendendo la sua copertina preferita. Fuori si stava scatenando l’inverosimile e il temporale aveva fatto scattare più volte il salvavita, lasciandoci al buio. Ammetto di aver passato anch’io un momento di paura.
Terminata la furia, azzardai aprire la porta e mi trovai con i piedi in un acquitrino. Nel giardino regnava un vero e proprio disordine. Elzy andò verso la sua cuccia e si voltò a guardarmi con i suoi teneri occhietti.
Era triste, si vedeva, giù di corda e avvilito nel guardarsi attorno, soprattutto, nel vedere quel che era rimasto del suo amato giaciglio. Sembrava che qualcuno avesse strappato con rabbia il cartone della sua cassettina e poi, con dispetto, si fosse divertito a pasticciare con acqua e terra, che la furia del vento aveva rovesciato dai vasi di fiori. Nulla sembrava più alla dimora di prima; piuttosto, quel pasticcio, aveva preso le sembianze di una zuppa inglese formato famiglia.
Abbracciai Elzy e cercai di confortarlo, povero micio. Era passato da clochard convinto a gatto sfollato.
Ben presto tornò il sereno e anche Elzy si convinse che non poteva più fidarsi di una dimora di cartone e si mise alla ricerca di un nuovo giaciglio sotto le stelle. Come al solito non si fece consigliare da nessuno e scelse di passare le sue notti in un posto sicuro, dove il vento, nemmeno con tutta la sua forza, avrebbe avuto il coraggio di ridurre in pezzetti.


Ed eccolo, comodo e spensierato, nel suo nuovo posticino relax.