lunedì 14 aprile 2014

In giardino e dintorni...



Qualche tempo fa, una mia cara amica mi disse che le capitava di avere dei momenti di profonda tristezza.
Era normale. Aveva perso da poco tempo la mamma in seguito ad una malattia che aveva portato l’intera famiglia all’esasperazione.
La mia amica è una donna forte, di quelle che non dormono sugli allori, ma prendono i problemi per il cravattino e li affrontano, senza piangersi addosso e mi suonava strano vederla giù di tono. Ma la morte della mamma è una grande perdita, anche se la malattia l’aveva snervata fino al limite della sopportazione.

Mi disse, però, di aver trovato un rimedio tutto naturale per vincere quei momenti e io non mi meravigliai: sapevo che, prima o poi, passato il periodo in cui ci si sente sperduti, la mia amica, con il suo graffio al cuore, avrebbe ripreso la sua vita esattamente da dove l’aveva lasciata.
Mi disse di non aver scoperto come trattenere le lacrime: quello non lo voleva nemmeno sapere; mi disse che la miglior cosa è “lasciarle andare” e una volta alleggerito il peso “esco in giardino e mi basta puntare gli occhi ai miei fiori, ai miei gerani, alle mie petunie, alla mia pianta di limone o all'oleandro e subito mi viene naturale fare un profondo respiro liberatorio e mi sento più leggera; è come se la vista di tutta quella bellezza mi stringesse in un confortevole abbraccio, ed io mi sento risollevata.”

Capitano anche a me alcuni momenti in cui la tristezza prende il sopravvento, per motivi seri e a volte per un nonnulla. Ho voluto mettere in pratica il rimedio della mia amica, con una variante personale: io raccolgo insalate.
Ogni giorno, mi ritaglio un po’ di tempo da passare nell'orto di mio suocero. Ormai è diventata un’ abitudine, per me e anche per lui, che da quando è rimasto solo, non ha troppe occasioni di parlare con qualcuno. Ci vado anche senza essere triste, perché quando si sta bene non è necessario porsi troppe domande, si sta bene e basta.
Raccolgo insalate dalle foglie verdissime; le scelgo, le pulisco e le suddivido a seconda della consistenza della foglia: quelle tenere da consumare crude con un buon condimento e quelle più spesse, le cucino in acqua bollente per poi consumarle con un filo d’olio e sale.

Ed è vero. La mia amica ha ragione. Nel momento in cui apro il cancelletto che porta nell’orto, mi guardo in giro; lascio che la bellezza degli alberi in fiore mi passi attraverso;  viene spontaneo fare un lungo respiro e, come per magia, ogni traccia di malinconia svanisce.

Non chiedetemi quale sia la reazione chimica che stimola il cervello, responsabile del mio benessere; so solo che il metodo funziona, non ha costi, controindicazioni ed effetti indesiderati. 
L’unico effetto collaterale è che porta dipendenza alla serenità, alla soddisfazione e alla voglia di stare bene.
E quello di avere insalata fresca tutti i giorni, a pranzo, a cena e per eventuali ospiti.