sabato 20 luglio 2013

H come HOMO VIATOR




“Continuate a camminare”

(Buddha)


“Homo viator è il viandante, colui che percorre la strada. Per molte culture rappresenta l’essenza stessa dell’uomo. Così, se nella concezione giudaico-cristiana il peregrinare sulla terra è il destino che ci è toccato in sorte con la cacciata dal Paradiso Terrestre, fra gli aborigeni australiani, come fra tutte le popolazioni nomadi e non solo, il movimento è considerato parte della natura dell’uomo…

L’Occidente ha però dimenticato questo tratto distintivo e il mondo si è diviso in due anche rispetto ai mezzi di locomozione: da una parte i paesi poveri, dove la gente sembra essere costantemente in cammino, dall’altra i paesi ricchi, dove siamo sempre costantemente “di corsa”, anche se raramente questo concetto ha a che fare con l’uso delle gambe…

Se il camminare è sparito dal nostro quotidiano, è però riapparso nel tempo libero, praticato soprattutto come sport, ma anche come scelta consapevole per riscoprire un modo antico di viaggiare. È il caso del pellegrinaggio moderno, spesso laico, anche quando ripercorre antichi sentieri di fede che portavano ai grandi luoghi sacri della cristianità, Gerusalemme, Roma, Canterbury e Santiago de Compostela. Anche i viaggi che prevedono i più svariati mezzi di locomozione – aerei e barche, fuoristrada e minibus – non possono però prescindere dal mezzo più semplice e naturale, i nostri piedi.
Il camminare, che è insieme fatica e piacere, restituisce peso e significato all’andare, cambiando la percezione dello spazio, del tempo e della gente, con il beneficio aggiunto di un benessere fisico e mentale…
Camminando il tempo trascorre lento al ritmo dei nostri passi e il mondo si svela nei suoi dettagli. Camminando, l’intero nostro corpo diviene protagonista, tutti i sensi sono attivati e non, come quando andiamo veloci, la sola vista. I piedi sentono l’asperità del terreno e la morbidezza dell’erba, le mani si attaccano alle sporgenze della roccia, i suoni della natura ci avvolgono, gli odori si acuiscono e la mente è libera di seguire il flusso dei pensieri…

Quando camminiamo, privi del guscio protettivo dei nostri fuoristrada e con un bagaglio limitato allo stretto indispensabile, anche se rimaniamo inevitabilmente dei turisti in viaggio di piacere, torniamo ad essere persone accessibili e non  alieni equipaggiati con le ultime diavolerie tecnologiche. Lungo il cammino le cose accadono, la gente si incontra, le storie si intrecciano, i pregiudizi cadono e gli scambi avvengono su di un piano di maggior parità a beneficio della spontaneità. È così possibile riscoprire non solo il piacere dell’incontro, ma anche quello della solidarietà e della condivisione, ritrovando quel senso di ospitalità tradizionalmente centrale nell’esperienza del viaggio e ancora vivo proprio tra chi meno possiede, mentre nella nostra società è stato sostituito dalla diffidenza reciproca e da rapporti basati sul dare-avere…”

(Anna Maspero – A come Avventura. Saggi sull’arte di viaggiare)

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