martedì 16 luglio 2013

F come FOTOGRAFIA



“Fotografare significa attribuire importanza”

(Susan Sontag)




Sono pienamente d’accordo con la scrittrice della citazione: fotografare significa voler dare valore a qualcosa, voler che quel paesaggio, quell’angolino specifico, quella persona o quell’oggetto, abbia il suo posto speciale nel cuore di chi ha avuto occhi per vedere.

“Anche quegli attimi capaci da soli di giustificare un viaggio, se non sono immortalati da una foto, rischiano di non sembrarci veri e di dissolversi nell’incertezza di un ricordo non confortato da prove.” (1)

Nonostante non sia una brava fotografa, non rinuncio mai alla mia macchina fotografica. Ne porto sempre una con me di piccole dimensioni, una Canon Ixus 870 IS, pronta a cogliere l’attimo che spesso non è esattamente quello registrato dall’occhio, ma che a volte è migliore delle mie stesse aspettative. Una macchinetta compatta con delle funzioni non proprio limitate che soddisfa le mie esigenze e soprattutto mi sta nella borsa senza compromettere troppo il già notevole peso del mio inseparabile bagaglio giornaliero.
In vacanza, invece, la storia cambia. La Canon PowerShot SX20 IS mi concede un aspetto un po’ più professionale, anche se è la dimestichezza del fotografo che fa la differenza e non l’apparecchio.

Non troppi anni fa, quando il digitale non aveva ancora preso piede, non partivo per le vacanze senza aver fatto prima un proficuo rifornimento di rullini: pellicole per diapositive, pellicole per foto; a colori e per il bianco e nero; da dodici, ventiquattro e trentasei pose. Era un bell’impegno portarsi dietro tutto quel materiale! E quando si doveva cambiare la pellicola bisognava accertarsi che fosse avvolta completamente prima di aprire la macchina fotografica, perché il rischio di bruciare le foto era altissimo e chissà perché, quando capitava, erano proprio le foto più significanti ad esserne compromesse.

Oggi con il digitale non si rischia più niente. Fotografiamo tutto e con la stessa facilità eliminiamo le schifezze, le foto uscite male, quelle sovresposte, i controluce che sembrano tramonti a mezzogiorno, le pose da ebeti e gli ormai famosi piedi in azione, frutto di una macchina fotografica lasciata accesa mentre si cammina.  
Malgrado errori e imperfezioni, siamo tutti bravi fotografi, soprattutto bravi correttori. Fa parte della nostra evoluzione, no? La tecnologia, anche nel campo fotografico ci sta dando una mano per far sembrare straordinaria quella perfezione che invece non esiste.

Comunque, quando ho tra le mani una bella foto e so che è frutto dell’obiettivo magistrale di un bravo fotografo, e sento che dentro di me esiste ancora la predisposizione a commuovermi, ecco: proprio in quel momento capisco che questo fa la differenza.



(1) 
ANNA MASPERO – A come Avventura Saggi sull’arte di viaggiare

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