martedì 20 marzo 2012

L'imperfezione delle pere nostrane





La frutta coltivata senza l’ausilio dei pesticidi, si sa, è la migliore in assoluto per il nostro benessere; solo che siamo abituati a comperare frutta troppo perfetta nel suo aspetto e tralasciamo il fatto che non sia per niente buona.
In questi giorni sulla mia tavola sono arrivate delle ottime pere nostrane,“le ultime” ha precisato il venditore “dopo di queste non ce ne sono più, bisogna aspettare l’autunno”.
È vero. Ci saranno, però, le fragole, le ciliegie, le albicocche, le pesche, le prugne, i frutti di bosco, e via dicendo, man mano che passeranno i mesi e il frutteto sarà certamente più generoso che nei mesi invernali. Queste pere dall’aspetto tutt’altro che signorile (sembrano soffrire di sciatalgia anche loro…) sono dolcissime ed era da tempo che non ne mangiavo di così succulente, quasi spiace consumarle per non che finiscano in fretta, ma alla fine la golosità (e il buon senso) in un santo-amen ne ha fatte sparire la metà, e vabbé…

Sono sempre stata conquistata dai mille colori e profumi del mercato, specialmente da quelli provenienti dalle bancarelle della frutta e degli ortaggi, dove i prodotti sembrano essere più freschi e genuini; solo che per ragioni di lavoro non sono mai riuscita ad andare al mercato del mio paese, per cui le volte che mi trovo tra i banchetti di un mercato cittadino, lo vivo davvero dall’inizio alla fine, curiosando di bancarella in bancarella senza una lista precisa della spesa, accontentandomi di quel che c’è di fresco in quel momento. Non sono incline al consumo dei prodotti fuori stagione, preferisco mangiare per esempio una parmigiana di melanzane quando le trovo nell’orto di mio suocero, anche se sarebbe più comodo andare al supermercato e cucinarle quando il caldo non è così opprimente come nella stagione della loro maturazione.
Lo so, questo non è il periodo di maturazione delle pere, ma si sa che questi frutti, così come le mele, si conservano bene anche in tutto il periodo invernale, lasciandole al fresco e ho la certezza che quelle che sto apprezzando in questi giorni siano state conservate non in cella frigorifera.

Ho un bellissimo ricordo di quando al sabato andavamo al mercato di Domodossola...
Avevamo una casa a Santa Maria Maggiore, in Valle Vigezzo, che raggiungevamo il venerdì sera e al sabato mattina presto scendevamo al mercato di Domo per fare la spesa per il fine settimana e per alcuni dei giorni successivi. Non so se è ancora così, ma allora c’erano anche le piccole bancarelle degli alpigiani che scendevano a valle con i loro prodotti nostrani: formaggi, uova, frutta e verdura di loro produzione e coltivazione. Naturalmente avevano pochissimi prodotti e venduti quelli, raccoglievano le loro poche cose e facevano ritorno agli alpeggi fino al sabato successivo, quando ritornavano con prodotti diversi a seconda di ciò che erano riusciti a raccogliere durante la settimana. Ricordo che una volta, era primavera, abbiamo comperato un’insalatina novella che ci ho messo un secolo a pulirla, ma quando è stato il momento di gustarla, è stato un vero piacere sentirne la freschezza!
Ecco, tornerei volentieri un sabato a Domodossola, solo per vivere il suo mercato che è grande come una fiera qui in città, per vedere se, come allora, gli alpigiani scendono ancora a valle con i loro prodotti. E poi per respirare quell’aria spensierata, come quando si è in vacanza, annusarne i profumi e ammirarne l’allegria attraverso i colori.

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