lunedì 20 gennaio 2014

Dolci, dolcini, dolcetti...



Gelatine di frutta, praline di cioccolato, torroncini, tartufi e cremini. Paste frolle, Krumiri di Casale, Biscottini e Cupolotti di Novara. Potevano forse mancare nella lunga lista dei dolcini, ricevuti a Natale, le Tegole di Aosta?
Un giorno, in visita ad Aosta, solo per il divertimento di gironzolare per la città, ci siamo concessi il piacere di una cioccolata calda in una famosa pasticceria del centro e per serrare il buchetto della fame, anzi, per meglio dire, per soddisfare la curiosità dei golosi, ho chiesto qualche “Tegola” che avevo visto nella vetrina prima di entrare. Non avevo mai sentito parlare di questi biscotti e non sapevo come fossero. Potevo forse restare col dubbio?

La signora che prendeva le ordinazioni, giustamente, mi ha chiesto quante ne desiderassi e io, per tagliar corto, feci che dire: Un etto. In realtà non sapevo se stessi esagerando o se al contrario un etto corrispondesse, che so, al numero di tre biscotti.

– Un etto…?- mi rincalzò. Ed io, già con la certezza di aver detto uno sproposito, risposi risoluta: Un etto

Quando vidi depositare il piatto sul tavolino assunsi l’aria indifferente di chi vuole nascondere una brutta figura, ma chissà perché quella falsa indifferenza è come se dicesse ad alta voce: “Eccola qui la volpe del deserto!” 

- Ecco: due cioccolate senza panna e UN ETTO di tegole…Buona merenda!

Rimasi sola con la voce della coscienza a mettermi sull’attenti
- Avrai mica  il coraggio di mangiare tutta ‘sta roba? 

Speravo che Giovanni mi aiutasse, ma lui non essendo goloso di dolci, stava già facendo uno sforzo bevendo la sua cioccolata. Non avrei mai pensato che un etto di quei biscottini corrispondesse ad un piatto colmo. Ce n’erano anche per la coppia del tavolino di fianco e per i loro bambini...
Con tutta la mia disinvoltura, ne assaggio uno… Buonissimo! Ne prendo un altro e un altro ancora! Uno tira l’altro. Alla fine non è che nel piatto ne siano rimasti molti, ma quei pochi proprio non ci stavano più a riempire il buchetto della fame e la commessa (molto propositiva, direi) ci ha chiesto se la rimanenza ce la doveva incartare perché li portassimo a casa, quei biscottini.

- Che ideona! – Penso tra me e me - Certo che dirlo prima eh, che un etto di biscotti equivale a sfamare un reggimento…Invece no: ti fanno dire lo sproposito, te lo servono sul piatto di cristallo e poi passi alla cassa… ottima tattica…

Quella sera non cenammo, haha! E ora vi dico come e con cosa si fanno le Tegole di Aosta, così vi rendete conto del motivo per cui ho intrapreso subito il giorno dopo il programma di disintossicazione post festum.

TEGOLE VALDOSTANE.
Ingredienti
  • 200 gr di zucchero vanigliato
  • 80 gr di nocciole tostate
  • 80 gr di mandorle
  • 60 gr di burro a temperatura ambiente
  • 60 gr. di farina bianca per dolci
  • 4 albumi

Riscaldare il forno e portarlo a 180°C. Rivestire la placca con carta oleata.
Sbattere gli albumi con lo zucchero, aggiungere il burro, la farina, le nocciole e le mandorle tritate finemente fino a ridurle in farina e ottenere un impasto liscio ed omogeneo.
Con il cucchiaio, prelevare un po’ di impasto e formare, sulla placca del forno, alcuni dischetti distanti tra loro (per fare in modo che l’impasto non si attacchi al cucchiaio, immergere il cucchiaio nel latte ogni volta che se ne preleva un po’ e poi appiattire bene per rendere sottili i dischetti)
Infornare e lasciare cuocere per 10 minuti o meno, fino a quando le tegole avranno assunto una certa doratura. Fate raffreddare e…sgranocchiare con piacere!
(Per 6 persone)

Nessun commento:

Posta un commento