sabato 23 novembre 2013

Walter Bonatti: con i muscoli, con il cuore, con la testa




M’innamorai di Walter Bonatti quando mi resi conto che la montagna non era limitata alle belle passeggiate turistiche che ero solita fare.

Fino ad un certo punto della mia giovinezza, infatti, le vacanze equivalevano ad una quindicina di giorni del mese di agosto da passare in Val d’Ossola, dove la mamma era cresciuta e dove erano rimaste ancora molte delle sue amicizie; quindi si andava a trovare prima gli zii e poi gli amici e tra un pranzo e una cena, si sgambettava in mezzo al verde, niente di impegnativo e poi per un anno le montagne si guardavano solo in fotografia.

A diciott’anni puntai verso sud-est e andai al mare, in una di quelle località stracolme di gente desiderosa di divertimento più che di riposo. Non posso dire di non essermi divertita, tutt’altro; ma qualche anno dopo, quando conobbi Giovanni e il suo mondo di cartine, guide e altimetri, capii che quel tipo di vacanza che avevo fatto fino ad allora, non faceva il caso mio e che le montagne viste dalla cima di una più alta erano meglio che guardarle dal di sotto. Così mi comprai uno zaino e un paio di scarponi e seguii Giovanni su e giù per sentieri a me sconosciuti e scoprii il vero aspetto escursionistico e avvincente della montagna. Giovanni ne sapeva parecchio su quei monti che io avevo visto tante volte senza quasi sapere il loro nome. Mi indicava le cime, la loro altezza, la difficoltà per raggiungerle e mi parlava spesso dei più famosi protagonisti dell’alpinismo, invitandomi a sfogliare quei libri che lui amava tanto.

Il primo libro di montagna che presi tra le mani fu Frêney 1961, un viaggio senza fine, di Marco Albino Ferrari, un libro sconvolgente in cui viene raccontata la tragedia di sette alpinisti esperti, guidati da Walter Bonatti e Pierre Mazeaud, bloccati per diversi giorni, in parete, dal cattivo tempo, durante la salita sul pilastro più estremo del Monte Bianco, il Pilone  Centrale del Frêney. Sette alpinisti, di cui soltanto tre fecero ritorno. Lo lessi tutto d’un fiato, in un periodo di malattia e la sua lettura fu causa di svariati incubi notturni che il medico associò alla febbre alta di una terribile influenza. Per la verità quella tristissima cronaca di una salita verso una cima mai raggiunta mi scombina tuttora e provo una tale commozione e un religioso rispetto per quei sette straordinari uomini, sopravvissuti e non, anche adesso che ne sto scrivendo.

Comperai molti libri di Bonatti, li lessi e ne sottolineai le frasi più belle e significative per poi trascriverle e farle mie nei momenti di bisogno. Ebbi l’onore di stringergli la mano e il piacere di scambiare due chiacchiere ben tre volte negli anni passati e ne porto tuttora il ricordo nel cuore: la gentilezza e la disponibilità al dialogo, mai forzata dall’occasione, fanno di un protagonista di scalate alpinistiche ed esploratore solitario di terre sperdute, un meraviglioso uomo, ostinato, risoluto, capace di parlare con tutti senza difficoltà ed infondere serenità, sicurezza e tenacia a chiunque. Dopo aver parlato con lui, tutto intorno non poteva che essere a colori!

Di recente ho visto il film-documentario Walter Bonatti: con i muscoli, con il cuore, con la testa, primo documentario autorizzato sulla vita di Walter Bonatti. Il film è nato nella primavera del 2011: fu lo stesso Bonatti ad accogliere la proposta di Fabio Pagani e Michele Imperio. “Erano anni che arrivavano offerte di case di produzione sia italiane che internazionali, ma mai Walter le aveva volute prendere in considerazione, - ha raccontato Rossana Podestà, sua compagna nella vita - Ma il progetto di questi due giovani autori lo colpì”. E fu così che per la prima volta Walter Bonatti decise di dare la sua approvazione per la realizzazione di questo racconto per immagini sulla sua vita.

Vedere alcuni inediti e molte immagini delle sue imprese è stato emozionante; ma riascoltare la sua voce in alcuni passaggi mi ha fatto rabbrividire: quella sua inflessione calda e quella sua tonalità schietta mi hanno riportata a qualche anno fa quando, tenendo la mia mano fra le sue mani callose, mi ha fatto gli auguri “ per la buona riuscita di qualunque sia il Suo progetto in atto”. E quel  sorriso mai potrò dimenticare.


1 commento:

  1. complimenti per la scelta di una delle foto più belle che mi sia mai capitato di vedere del grande Walter !
    che fortuna averlo incontrato così da vicino !

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