giovedì 10 ottobre 2013

Il Papa. Il clima. Ambrogina e l’incalzare del tempo.




Passano i giorni. Veloci si rincorrono uno dietro l’altro. Sembrano scolari della medesima classe al momento dell’intervallo: alcuni, i più tranquilli, chiacchierano tra loro senza infastidire; gli altri, i più vivaci, schiamazzano mentre giocano. Tutti con gli stessi anni e ognuno con il proprio temperamento.
Così sono i giorni. Riuniti nel medesimo calendario o suddivisi per stagione, sembrerebbero tutti appartenere allo stesso tempo; invece, mentre alcuni passano pacifici, quasi inosservati, altri danzano ad un ritmo più allegro, pressoché sfrenato. Piroettano e saltellano ignari  del destino di un  domani che li porterà via, senza alcuna differenza. E noi con loro.
Il tempo non basta proprio mai. Corriamo e ci affanniamo per raggiungere i nostri obiettivi, inconsapevoli che, comunque, domani non sarà mai come oggi.

Sono stati giorni ben pieni quelli dell’ultima settimana; mille e una cose da fare, tra cui famiglia, amici, svago, impegni vari, appuntamenti ed eventi speciali. E promesse. Di quelle che si fanno pur sapendo che difficilmente riusciremo a mantenere.
Giorni carichi di emozioni, giorni stancanti, giorni appaganti. Giorni resi più gradevoli da nuove esperienze, cambiamenti positivi e divertimenti. Sono stati giorni come vorrei che siano tutti gli altri a partire da oggi. Sì, perché quando sono occupata in qualcosa che m’intriga, non ho il tempo materiale di pensare ad altro e i mali che sentivo sono spariti all’improvviso; sintomatologie legate più alla noia che ad una patologia vera e propria.  Va da sé che il sopraggiungere di questo autunno  sia stato un po’ malinconico. Le prime piogge fanno pensare all’arrivo di un inverno che non tarderà ad approdare con il freddo, i cieli grigi e le giornate sempre più corte.

Una settimana fa ero in viaggio per Assisi, dove per quattro giorni ho condiviso emozioni, commozioni, risate e momenti di relax con alcuni amici di vecchia data. Abbiamo incontrato e inseguito per un giorno intero Papa Francesco, in visita alla città del “poverello” in occasione della festività del 4 ottobre. L’emozione, in questo caso, è stata per tutti straordinaria. Personalmente non pensavo di avere tante lacrime da offrire in un momento di gioia; e poco importava di esibirle, quelle lacrime, perché chiunque guardassi in quel preciso istante, aveva le proprie da mostrare.

Incontrare il Papa è stato come incontrare Gesù Cristo, lungo la strada.
Nessun uomo sulla terra regge il paragone. Si prova una sensazione inspiegabile: ancora non mi spiego come mai un attimo prima non percepissi nulla e l’attimo successivo mi sia sentita quasi mancare, quando quell’Uomo mi è passato davanti, ha sorriso e ha allungato il braccio in segno di saluto. Ecco: è stato come sentire il dipanarsi di un nodo nell’anima e all’istante ho avuto il bisogno di chiedere “perdono”. Non so esattamente per che cosa, so solo che quel momento l’ho vissuto così: un Grande Uomo rivolgeva il suo saluto ad una nullità. Non provo imbarazzo mentre lo racconto; no, e non è da me.
Quel giorno il Papa mi ha lasciato un grande senso di pace e un’energia mai provata prima di allora.

I giorni successivi sono passati in un soffio, sotto la pioggia scrosciante alternata a schiarite di sole. Un po’ come l’andamento della vita, con banchi di nebbia quando si è nell’incertezza.
La settimana è iniziata con una buona dose di adrenalina. Un’intervista per il Corriere di Novara (a proposito: la trovate sul numero di oggi, nella pagina culturale); una conferenza sul clima, alla Fondazione Faraggiana, tenuta da Luca Mercalli, che ha comunicato per l’ennesima volta i dati sconcertanti di una situazione climatica mondiale sul serio catastrofica L altrochè…
Poi l’incontro con la mia curatrice editoriale, per fare il punto della situazione della zanzarina Ambrogina che ha preso il volo in questi giorni e, quindi necessita di pianificare alcune date per presentarla ai più piccoli. Abbiamo pensato di inserire dei laboratori didattici per divertire i bambini, ma di questo ne parlerò più avanti, quando sarà tutto pronto.
E cos’altro dire? ... Benissimo! C’è del lavoro da fare, mi aspetta un bel periodo impegnativo, dunque: freddo o non freddo, tiro su le maniche e via libera alla creatività!

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