Ieri mattina camminavo lungo la via del centro, a dire la verità, l’affollata via del centro, quando, ferma davanti a una vetrina di abbigliamento, sento il naso solleticato da una forte scia di profumo che mi ha fatto fare una serie di starnuti. Mentre riprendo il mio cammino verso il viale, scopro che, proprio tre passi avanti a me, camminava l’indossatrice del profumo e mi è venuta in mente la canzone di Biagio Antonacci quando dice “…ho sentito profumi che portano nausea…” (Ti dedico tutto). Ecco, esattamente quello che ho provato in quel momento è stato un attacco di nausea. A prescindere dalla scelta del profumo, che può essere fiorito, fruttato, agrumato, cipriato, aromatico e così via, mai esagerare, però! Sicuramente la donna che mi precedeva era appena riemersa da un bagno di quel profumo dolciastro che al solo pensiero, mi viene un conato.
Può succedere, quando si utilizza sempre il medesimo profumo: l’olfatto si abitua fino a non sentirne più l’aroma, quindi si eccede senza rendersi conto di far venire il mal di testa a chi ci sta vicino. Sarebbe meglio non essere affezionati ad un unico profumo, ma alternare con qualcos’altro di nostro gradimento, s'intende.
Se dopo i quaranta ho cambiato atteggiamento verso alcuni abiti e make up, il profumo, invece, rimane sempre quel tocco di charme prima di uscire, a volte due gocce di Acqua di Rose anche prima di andare a dormire, mi fa sentire più…più…più fresca, ecco.
Ho iniziato ad avere interesse verso i profumi quando, in punta di piedi, arrivavo a toccare la mensola del bagno dei nonni (si sa: certe esperienze si osavano non a casa propria, ma a casa dei nonni, erano senza dubbio più accondiscendenti che mamma e papà J) Prima era solo pura curiosità per quelle stupende boccettine, vere opere d’arte, e nessuno si accorgeva di niente; quando, poi, uscendo dal bagno, si seminava una scia leggermente profumata, ecco svelato il segreto di tutto quel tempo passato in bagno! Non mi si poteva dire nulla, però, perché a volte il mio profumo si confondeva con quello della nonna; è stato quando sapevo di dopobarba del nonno, che l’altarino si scoprì del tutto…
Mio nonno usava il Pino Silvestre Vidal, famosissimo per la sua boccetta di vetro verde con il tappo marroncino, a forma di pigna. Quando usciva dal bagno, fresco di rasatura, con quell’inconfondibile profumo... ah, che meraviglia poter accarezzare il suo viso! La nonna, invece, era già più avanti, ne aveva diverse boccette: quella dell’Acqua di Colonia, quella della Lavanda e quella della famosissima Violetta di Parma (quella, però, era nella mensola più in alto…irraggiungibile... forse anche lei aveva bisogno dello sgabellino per arrivarci!); poi scoprì Paris di Yves Saint-Laurent, ma questo sarà l’argomento di un altro post, lo prometto, perché la storia è davvero divertente.
Il mio primo profumo, mio-mio, è stato Charlie, chi se lo dimentica più il Charlie… è stato il vero inizio, non ancora terminato, del mio amore per il profumo. Me lo regalò la zia Gianna quando iniziai la scuola superiore e da allora Charlie è il simbolo delle mia età adolescenziale, ancora oggi quel suo caratteristico profumo racchiude il ricordo del mio primo giorno di scuola magistrale e i ricordi ritornano sempre a galla, quando mi capita di spruzzarne un po’
Oggi non ho un profumo preferito, voglio dire: non indosso un solo profumo, proprio per il motivo che dicevo prima: mi spiacerebbe sapere di essere la causa del mal di testa di chi mi sta attorno; quindi non ho nemmeno la presunzione di annunciare il mio arrivo tramite il profumo che indosso…
Ci sono profumi che amo particolarmente e che ho riacquistato negli anni, altri, invece, che sono durati il tempo di finire il flacone. Quello, però, che avrà sempre un posto speciale sulla mia mensola, e nel mio cuore, è l’Acqua di Colonia che emana profumo di nonna (e mi sono ripromessa di andare a cercare, magari in qualche storica profumeria, il Pino Silvestre, profumo di nonno)
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