Sedute al tavolino di un locale, all’aperto, di una nota località di lago, a gustare una buonissima coppetta di gelato, non è possibile non essere distratte dai discorsi di tre donne ultra ottantenni, forse un po’ carenti di udito, vista la tonalità un po’ alticcia delle loro voci.
Le tre donne, molto ben tenute, rispecchiano il genere di donna che, nonostante l’età gliela si legga in viso senza sconto, non si arrende al tempo che ugualmente passa.
Sono in tre ed occupano due tavolini.
Una, la solitaria, indossa un abito a fiori molto vistoso; la borsa di notissima marca, appoggiata sul tavolino. Sfoggia un’abbronzatura di una che, del sole, non risparmia neanche un raggio, la pelle del viso sembra di cuoio; labbra rosse e capelli tinti, color mogano.
L’amica che ha di fronte, che mi dà le spalle, quindi non mi è possibile vederla in viso, è bionda ossigenata e indossa una gonna turchese con una camicetta beige: è la più sobria.
La terza, compagna di tavolino di quest’ultima, sembrerebbe la più sgamata, quella che non ha peli sulla lingua, tanto per descriverne il profilo senza troppi giri di parole. È vestita totalmente di bianco, camicia e pantaloni, come bianchi sono i suoi capelli, è l’unica del gruppetto che non se li tinge. Anche le mutande sono bianche, facilmente visibili sotto i “Capri” che non lasciano nulla all’immaginazione (per fortuna le tasche coprono un po’ i punti cruciali!).
A quell’età i discorsi si basano soprattutto sui ricordi, facendo paragoni sul loro modo di vivere, quando erano giovani-belle-attraenti e quello delle donne di oggi.
Tra i loro discorsi ne ascoltiamo uno che non è possibile evitare. Parlano di come le coppie di oggi affrontino il tema divorzio con tale facilità senza una vera e propria ragione che ne giustifichi il fine.
Woman in White,ovvero, La signora in bianco s’infervora subito.Dice che lei sì che ai suoi tempi avrebbe avuto un serio motivo per separarsi dal marito, altrochè le storie che s’inventano queste qui…
Le altre due la guardano sbigottite. Forse si conoscono da diverso tempo, addirittura dai tempi della loro giovinezza, perché danno l’impressione di essere veramente incuriosite dall’uscita della loro amica.
- Peeerché-é…? – chiede la donna bionda, con tono di meraviglia
- Peeerché-é ??? - risponde spalancando gli occhi, quasi la voglia mangiare - ... Ho dovuto accudire mia suocera, IO! Non so se qualcun'altra avrebbe fatto la stessa cosa che ho fatto IO!!!
- –E allora?... Non mi sembra un buon motivo per lasciare tuo marito…- la bionda gira il dito nella piaga
- Come no??? Lo è sì… Tutti i giorni, tutti i giorni, tutti i santi giorni!!! – si lamenta, alzando la voce su quei tutti i santi giorni
- E beh, l’è mia una mutivasion valida par mandè à l’aria un matrimoni, néh…- La maestria le dà una lezione
La signora in bianco la incenerisce con un lampo che le esce dagli occhi. È così inalberata che le amiche preferiscono cambiare discorso, per evitare che la discussione abbia risvolti ben più seri. Sembra una scena tratta da un episodio dei Legnanesi: la Teresa , la Mabilia e la Pinéta , eccole lì tutt’e tre a discutere, sedute al bar…
L’argomento della loro chiacchierata ora converge sul modo di vestire di alcuni passanti (e-te-parevaJ) Woman in White, che ormai ha il dentino avvelenato, senza mezzi termini, critica una giovane donna che passa mano nella mano del suo compagno. La donna dai capelli rossi e l’amica bionda, ammirano l’eleganza della coppia; lei, invece, va dritta al sodo.
- Emh…elegante… Appariscente, direi. Varda lì… con tutto il seno fuori…facile trovare compagnia in quel modo lì!
- Ma l’è mia vera! – risponde la signora bionda (sempre lei a darle contro!) – La gaveva la camiseta sbutunà-a, ma mia al seno da fora…dai, sùùù…!
Meno male che una folata di vento devia la loro attenzione sull’ondeggiamento dell’ombrellone sopra le loro teste, distogliendole dall’argomento.
Passano una manciata di minuti ed ecco arrivare una quarta amica, anche lei tutta in ghingheri, ben vestita, ben pettinata, tutta sprint; uno slalom tra i tavolini ed eccola bella, pimpante, prendere posto tra Woman in White e la signora bionda (Nota Bene: un tavolino occupato da una donna e un tavolino occupato da due donne… Dove si accomoda la quarta arrivata? Al tavolino con due donne… Mi sembra chiaro, no?)
- Ciao, deh…Non mi saluti neanche? Come stai?-
La signora in bianco non fiata.
- Lassala sta’ cl’ha ga i bali in giostra – …tremenda, la bionda…
- Oh-là…cosa ti è successo?
- L’è gneu in ment la so socera… tuccala mia cl’ha spungia – il dito ancora nella piaga…
- Emh, esagerà…sun mia rabià-a – risponde, cercando di darsi un contegno
E per fortuna un’altra folata di vento arriva ancora in aiuto, mettendole a tacere tutte quante.
Io e Anna approfittiamo del momento critico per andare a pagare il conto. Anna mi dà una gomitata e mi fa cenno di guardare fuori. Il vento, spietato, si è infuriato nuovamente sull’ombrellone. Una soltanto si dà da fare per tenere fermo quell’ondeggiamento pericoloso: è lei, Woman in White appesa al palo di sostegno che, con il suo peso (è simile ad un’acciughina), cerca di ridurre il movimento dell’ombrellone. Non saprei se paragonarla ad una bandierina al vento o, meglio, ad una danzatrice di lap-dance, so solo che la scena mi fa piegare dalle risate.
Ancora una volta, io e Anna, ridiamo fino ad arrivare alle lacrime. Due come noi non si smentiscono mai. Ridiamo ed entrambe immaginiamo a come saranno i nostri ottant’anni, se mai avremo la grazia di arrivarci. Chissà se saremo al centro dell’attenzione di due quarantenni perdigiorno che se la ridono sedute al bar, davanti ad una buonissima coppetta di gelato, ascoltando i nostri discorsi, magari un po’ deviati; magari una seduta a nord e l’altra a sud, parlando a voce alta per nascondere, così, un accenno di sordità. Chissà…Chissà come vestiremo: io con il solito Panama in testa e Anna con gli occhiali neri per avere quel tocco di mistero che a noi donne piace tanto.
Chissà…
Chissà!
J
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