domenica 17 febbraio 2013

Kay Rush and me



Kay Rush (Foto Google)...

...and me

             

Le mie amiche Cristina e Daniela se la ricordano ancora quella volta che, in vacanza a Lignano Sabbiadoro, sfoderai un bellissimo accento inglese.
Improvvisamente questa cosa mi è venuta in mente l’altro giorno, mentre in macchina ascoltavo Kay Rush, la famosa conduttrice radiofonica, disc jockey, giornalista, scrittrice, modella, arrampicatrice di montagne e quant’altro le si possa far aderire addosso per descriverla meglio.
La Kay che tutti conosciamo per il suo carisma, oltre che per le mille qualità con le quali viene ritratta, parla molto bene la lingua italiana, sebbene abbia mantenuto la sua bella inflessione inglese.
Ebbene, la sottoscritta l’altro giorno, ha pensato giustamente di imitarla, mentre alla guida della propria auto si recava alla palestra: 13 chilometri  di conversazione con la Kay: lei parlava e la qui presente, con notevole scioltezza, ripeteva ad alta voce; come quando, per imparare l’inglese, si ascoltavano i CD: solamente che la sottoscritta, d’inglese, ha imparato meno del necessario, pur ottenendo i massimi voti per l’accento acquisito.

Quella volta, in vacanza, avrei fatto impallidire Claudio Cecchetto per quanto la mia pronuncia fosse uguale a quella della Kay… E per dare maggior effetto madre lingua, m'inventai di incespicare anche sulle parole: i verbi rigorosamente all’infinito; gli aggettivi al maschile combinati con soggetti femminili e viceversa; la simulazione d’avere una patata in bocca per dare tono alla lingua straniera e il gioco è fatto.
Peccato che alla prima domanda che mi fu posta in inglese, il mio interlocutore mi trovò nettamente impreparata. Ancora oggi mi chiedo che cosa mi avesse chiesto un tale, al quale, senza esitare, risposi con tutto il mio essere celestiale: “…Ah no … ehm … io in  I-ta-lia   non   vo-le-re   par-la-re   in-gle-se … ehm … io   par-la-re   solo   i-ta-lia-no … per   im-pa-ra-re   lin-gua … no?”  Sfoderando un sorriso a trentadue denti.
Guardai i miei amici e li vidi piegati in due dalle risate. Avevamo vent’anni, santocielo, erano i tempi della stupidèra, ci si spanciava dal ridere solo a guardarci con la coda dell’occhio!

Quella vacanza passò alla storia e ancora ce la ricordiamo bene tutti: per le alzatacce di mattina presto per andare a vedere l’alba sul mare, mentre i nostri vicini rientravano allora dalla discoteca; per certe rotonde che galleggiavano sul mare; per lo strano incontro con una ragazza russa di nome Svetlana, detta Svieta, dalla misteriosa storia con un uomo italiano (sicuramente tanto ricco quanto attempato…); e per questa mia metamorfosi che cambiava dalla sera alla mattina: di sera un po’ scemotta e di giorno il ritratto della serietà.

Eppure... qualcosa mi dice che se avessi approfondito con la lingua inglese…mah… forse avrei incontrato Kay Rush in qualche altra parte del mondo, invece che al Salone della Montagna... Chi può dirlo, adesso?

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