Ho quarantasei anni e mi sento molto più ragazza adesso di quando lo ero trent’anni fa. Lo scrivo in numeri, così rende meglio: 46 anni ...30 anni fa
Sottolineato e grassetto… Mammamia, avevo solo 16 anni…(ho quasi un mancamento!)
Ma è proprio il caso di farselo venire…voglio dire…il mancamento?
No che non lo è!
Mi rendo conto, davvero, di essere più ragazza adesso di allora, ma con la consapevolezza di avere la situazione sotto controllo e questo stato mi fa vivere il momento con più grinta. Ciò non significa avere dei rimpianti per i quali è doveroso dare una giustificazione ad alcuni momenti di leggerezza. Significa vivere la spensieratezza di allora con la maturità di oggi ed il risultato spesso è sorprendente.
I progetti che avevo trent’anni fa per vederli realizzati dovevo passare attraverso il mondo degli adulti, che non sempre davano il loro benestare. Vuoi perché a volte erano veri e propri castelli in aria, vuoi perché le possibilità erano ristrette, insomma spesso mi trovavo a dover smontare tutto quell’arsenale di fantasie per archiviarlo tra le illusioni. Con questo non dico che ad ogni mia pianificazione mi si tarpassero le ali, questo no; però, diciamo così, non tutto mi era permesso con tanta facilità. Ammetto che l’età della sognatrice, all’epoca, aveva prodotto certi piani davvero impossibili, dettati appunto da quell’incoscienza che si ha solo nell’età della giovinezza. Erano sogni di ragazza che nascevano nel mio cevellino in costante elaborazione e girovagavano fino ad avere una risposta, più o meno concreta.
Oggi è diverso. Alcuni di quei sogni sono riuscita a realizzarli, altri li ho sì portati a termine e, solo dopo, ho capito che non era il caso di dannarsi troppo; altri ancora li ho riposti nel dimenticatoio, perché davvero improbabili. Certi, però, ritornano. Ogni tanto si ripropongono. Arrivano nell’esatto momento in cui sto facendo un bilancio e, scaltri oltremodo, mi mettono alla prova facendomi la famigerata domanda “Come sarebbe stato se avessi fatto…?” E allora comincio a lavorare di fantasia.
Certe coincidenze, però, non vanno sottovalutate.
L’altro giorno, era quasi l’ora di pranzo quando squilla il telefono. Ho dato per scontato che fosse la solita telefonata commerciale per la vendita di chissà quale prodotto; pertanto con una certa calma sono andata a rispondere. Era, invece, un’amica, una persona di straordinaria sensibilità e generosità e, quando ho visto sul display del telefono il suo nome ho pensato che il motivo della sua chiamata dovesse essere davvero importante, altrimenti avrebbe aspettato più tardi.
Con un preambolo di mille scuse e con una certa titubanza, da fare quasi tenerezza, mi chiedeva un parere sull’apertura di una libreria.
Una libreria??? Come fa a sapere che quello è stato, ed è, uno dei miei sogni vagabondi?
Premetto che la mia amica ed io ci siamo conosciute neanche tre anni fa, ma ammetto che spesso mi sorprende per come riesca a centrare l’obiettivo in diverse circostanze: a volte ho come l’impressione che riesca a leggermi dentro.
Il fatto che l’altro giorno mi chiedesse due dritte sull’apertura di una libreria, mi ha disorientata per un attimo: come faceva a sapere che quello era uno dei miei sogni archiviati con riserva, con il quale mi trovo spesso a dover fare i conti?
Mah… Lei dice che me lo si legge in faccia che sono una da libreria. Ero quasi commossa...
Uno dei miei sogni era proprio quello di avere una libreria tutta mia da poter gestire a mio piacere. Per la verità la mia idea non si limiterebbe solo alla semplice rivendita di libri (che non è poco, con tutti i titoli che escono ogni settimana!), ma si tratterebbe di creare un luogo come La Civetta , al Piazzo di Biella. Béh, come spiegarvelo…fatevi un giro qui e scoprirete il fascino di un posto davvero unico e incantevole.
Chissà se il mio sarà destinato ad essere un sogno per sempre o se, invece, burocrazia italiana permettendo, diventerà il più bel sogno mai avverato… Mah... Chissà...