Mi piacciono i lavori fatti a mano.
Mio papà ha sempre avuto la passione del legno. Da piccolo, in 3^ elementare, aveva disegnato a matita, sulle prime pagine del suo libro di lettura, una credenza: è così bella ancora adesso, che nessuno ha mai avuto il coraggio di cancellarla. Questo interesse che aveva da piccolo, è riuscito, poi, a trasformarlo in quello che è stato il suo lavoro per una vita.
Antonella racconta che la sua tendenza alla creatività e alla manualità era presente già dall’infanzia, quando raccoglieva parecchie cose come conchiglie, farfalle e fiori per farne numerosi erbari e, crescendo ha seguito la strada che l’ha formata a primeggiare nell’arte orafa. Molte sue creazioni si ispirano, infatti, a fiori e frutti, realizzati con tale accuratezza che potrebbero essere veri.
Mio papà non si ferma mai e quando gli si dà l’opportunità di creare con il legno, qualsiasi cosa, i suoi occhi iniziano a brillare: niente gli è impossibile.
Antonella è un vulcano di idee, è continuamente ispirata da qualcosa che poi studia, disegna, modella, sbalza e trasforma in preziosi e unici monili.
Dalla simbiosi di questi due artisti, è nato questo piccolo cuore al quale sono particolarmente legata.
È in legno di noce, lavorato interamente a mano, usando come unici attrezzi, un seghetto, per ottenere un cubetto, uno scalpello, per dargli grossolanamente una forma e una lima, per affinarlo.
La parte centrale è in oro, così come il passante; la freccetta, scagliata da un presunto Cupido, dove Antonella ha inciso il simbolo delle sue creazioni, è in argento.
Quando da piccola entravo nel laboratorio del papà, regnava il divieto di toccare ogni cosa; i macchinari erano veri e propri mostri dai quali era meglio starne alla larga. Ovunque dominava la segatura che a volte il papà mi permetteva di giocare come se fosse sabbia, ma era chiaro dal suo essere irrequieto che sarebbe stato più contento non avermi tra i piedi. Ero affascinata, invece, dal suo bancone da lavoro, un vero e proprio “mobile” di legno massiccio dove cassettoni e cassettini stracolmi, richiamavano in continuazione la mia curiosità. A volte mi concedeva di riordinare qualche cassetto, senza, però, prendere l’iniziativa di spostargli il contenuto perché altrimenti, poi, sarebbe diventato matto a cercare quel che gli serviva.
Proprio in questi giorni il papà mi ha data notizia di aver venduto quel suo inseparabile banco. Ne sono rimasta colpita, è stato come aver percepito la fine di qualcosa. In effetti da anni quel “marcantonio” di tavolo era inutilizzato, non perché il papà abbia deciso di non lavorare più, bensì perché ne ha recuperato uno più piccolo che potesse stare senza alcun fastidio nel garage sotto casa. Parolona grossa, néh, quella di non dare fastidio, in realtà abbiamo dovuto costruire un’altra rimessa per la macchina…
Da una parte ne sono dispiaciuta di questa vendita, ma solo perché ho questa tendenza ad affezionarmi alle cose; dall’altra sono felicissima, perché questo meraviglioso banco è stato acquistato da un ragazzo, poco più che ventenne, che sta facendo della sua passione per il restauro una vera e propria attività.
Il laboratorio di Antonella è un piccolo mondo, vivace e luminoso, arredato con buon gusto e con un sano e legittimo disordine, dove tutto si trova lì perché quello è il suo posto in quel preciso momento: un fermaglio di chiusura, una contromaglia, una perla, una pietra, un ritaglio di velluto per la lucidatura e numerosi abbozzi e minuti progetti da realizzare. Tutto è a portata di mano e a disposizione della creatività di Antonella. Un mondo magico dove me ne starei per delle ore in silenzio a guardare. Ricordo che proprio durante il nostro primo incontro, Antonella aprì un cassetto ed estrasse un bracciale a fascia, una “manetta”, larga circa 5 centimetri , in oro, con incise, tramite la tecnica della cera persa, alcune piccole ballerine sulle punte. Mi disse che quello le era stato regalato dal suo maestro quando, circa 25 anni fa decise di mettersi in proprio, dopo aver collaborato al suo fianco per diversi anni senza percepire una lira!
Una volta era così: quando si andava in bottega ad imparare un mestiere, non si veniva pagati in denaro, ma se si dimostrava di essere davvero coinvolti ed appassionati a quel genere di lavoro, certe volte si poteva eseguire qualcosa a costo zero.
Ogni volta che vedo Antonella, mi racconta una storia interessante legata al suo lavoro. La sua semplicità è così piacevole che non si smetterebbe mai di ascoltare e guardare. Appartiene a quella categoria di donne alle quali non serve nulla per affascinare; se indossasse uno straccio, quello acquisterebbe eleganza, come se fosse uscito da una boutique di Via Montenapoleone e sono poche le persone come lei, che non amano cioè ostentare quel che sono.
Una parte della sua creatività potete guardarla qui; mentre per quella del mio papà, di seguito una piccola carellata dell’oggettistica e dei lavori più signidicativi eseguiti in tutti gli anni di attività.
Riproduzione del Campanile di Romentino, dono commissionato dalla comunità romentinese e offerto a Don Giuseppe Manfredda quando lasciò Romentino per stabilirsi a Galliate.
Di seguito alcuni oggetti eseguiti in giovane età...
...e alcuni complementi eseguiti per la mia casa...