- Tempo venti giorni e tutto finirà –
L’aveva detto quando il caldo era così opprimente, e nessuno avrebbe pensato che un semplice temporale avrebbe messo la parola fine all’intera estate.
Eppure sapevo che, quando Caterina è così sicura di sé, ha sempre ragione. Ma non le ho dato troppa importanza; in fondo, non era un vero e proprio presentimento, il suo: prima o poi il caldo si sarebbe esaurito da solo, è così, si sa.
Anche quella volta che le ho chiesto dove parcheggiare, Caterina aveva la risposta pronta e, seguito il suo consiglio, il parcheggio c’era davvero, uno solamente, ma a me bastava.
Caterina è l’amica che mi tiene compagnia nelle serate di solitudine; se sto leggendo un libro, mi fa riflettere; se un cd suona la mia canzone preferita, mi invita a ballare. Mi fa ridere, Caterina, quando mi riporta alla mente certi ricordi e mi consola quando il morale è un po’ giù.
A volte è un po’ carogna, perché si diverte a camuffarsi di paura e mi spaventa; però, poi, ritorna ad essere quella di sempre e io le voglio bene proprio perché sa mettermi alla prova quando meno me l’aspetto e anche adesso che ho imparato a conoscere i suoi trucchetti, qualche volta ci casco ancora nella sua trappola.
Caterina è un’ottima consulente d’immagine. Mi dice come vestirmi quando sono titubante davanti all’armadio e se seguo il suo consiglio, sono sicura di sentirmi a mio agio per tutto il giorno.
A volte vorrei essere come lei: avere la percezione delle cose e predirle come un oracolo. Caterina, quando parla, sa quello che dice, non sbaglia mai; forse perché l’esperienza le ha insegnato a non esporsi quando non ha la certezza di quel che pensa; lei tace fino a quando trova la soluzione.
Tempo fa ho cercato di zittirla. Ero arrabbiata con lei, perché non mi lasciava fare quel che volevo. Continuava intromettersi e a parlare, parlare, parlare…Mi dava fastidio; quindi le dissi di strare zitta, che avrei fatto a meno di lei, per una volta che mi lasciasse fare di testa mia!
Lei se ne rimase in un cantuccio a guardare, con quel fare di superiorità che mi irritava; non se la prese, no-no, e più si atteggiava così, più aumentava la mia antipatia nei suoi confronti.
Lei se ne rimase in un cantuccio a guardare, con quel fare di superiorità che mi irritava; non se la prese, no-no, e più si atteggiava così, più aumentava la mia antipatia nei suoi confronti.
Caterina sapeva che prima o poi l’avrei richiamata all’appello: non è facile vivere senza di lei.
Dopo qualche tempo, infatti, le chiesi di venirmi in aiuto: mi ero persa in un ginepraio dal quale difficilmente avrei trovato la via d’uscita e se non fosse stato per lei, chissà, sarei ancora a girovagare a vuoto nei vialetti di quel labirinto.
Dopo qualche tempo, infatti, le chiesi di venirmi in aiuto: mi ero persa in un ginepraio dal quale difficilmente avrei trovato la via d’uscita e se non fosse stato per lei, chissà, sarei ancora a girovagare a vuoto nei vialetti di quel labirinto.
Caterina, certe notti, prende per mano i miei cari morti e li conduce nei miei sogni. È il suo modo per farmi felice e le piace guardarmi quando all’alba, ancora con la mente stropicciata di sonno, mi rallegro per averli incontrati. È una sorpresa che mi fa quando meno me l’aspetto, senza seguire un calendario preciso, a volte passano anni, a volte solo due giorni.
Senza Caterina sarei una donna persa.
Caterina è la parte migliore di me. La voce della bambina che ero e della donna che sono. La mia coscienza, il mio sesto senso, la mia vera essenza.
Ognuno di noi ha una Caterina da ascoltare, con la quale fare a pugni qualche volta. Una Caterina alla quale voler bene. Come a nessun’altra cosa al mondo.