"... Il capitano aveva un’aria amichevole. Fischiettava mentre era al
timone e chiacchierava volentieri con i passeggeri. C’era qualcosa in lui che
le ricordava qualcuno, ma non seppe dire chi. Tuttavia, aveva un non so che di
familiare.
Fece una breve sosta nella
basilica dedicata a San Giulio, riprese il cammino lungo una stradina che
percorre l’intera isola, detta Via del Silenzio e della Meditazione e si trovò
di nuovo al molo, ad aspettare il battello che l’avrebbe portata fino al borgo.
Le attese non erano un problema
per Alice. Non esistevano momenti banali, pause vuote o tregue noiose. Passava
quel tempo a leggere un libro o ad annotare alcuni pensieri su una Moleskine
dalla copertina rossa, che portava sempre con sé, nella borsa.
Il vento spostava le nuvole
creando zone d’ombra alternate ad ampie schiarite, dando vita ad una luce
particolare che invitava a fotografare. Le foto le avrebbe stampate e appuntate
sulla bacheca di sughero, appesa di fianco alla scrivania.
Vide il battello arrivare da
lontano. Quando scorse il volto del conducente, fu contenta. Si mise in fila
per salire e lui l’accolse con un sorriso.
Quando toccarono il pontile di
piazza Motta, il cuore del borgo di Orta, i negozi erano tutti aperti e dai
locali proveniva un aroma di caffé e di brioche calde. Nella piazza, aleggiava
un senso di tranquillità a quell’ora del mattino. Alcune persone gironzolavano
pigramente; altre, sedute ai tavolini, chiacchieravano, qualcuno leggeva il
giornale.
Alice si diresse verso il
broletto, costituito da un portico al piano terra, usato per il mercato e, al
piano superiore, una sala ospitava una mostra di pittura. Prese per un’ampia
strada in salita che partiva proprio lì di fronte, denominata “Motta”, pavimentata in sassi e fiancheggiata da
case tipiche e palazzi storici. Dalla cima della Motta lo scorcio verso il lago
era straordinario.
Ritornando sui suoi passi, Alice decise di andare a Villa
Bossi, sede del municipio, dove, nel bellissimo giardino affacciato sul lago,
se fosse stata fortunata, avrebbe trovato una panchina libera sotto il
pergolato di glicini. Nelle aiuole
erano fiorite le rose; rose antiche e profumate dai petali delicati come seta.
Alle finestre degli uffici i gerani davano un tocco di vivacità al palazzo comunale.
Lungo i vialetti ghiaiosi era tutto un pullulare di persone, soprattutto
stranieri. Non era stata una bella idea sostare lì per leggere un libro.
Spirava una lieve brezza. Il
clima era perfetto. Il sole giocherellava tra le nuvole che prendevano strane
forme nel cielo. Alice si sarebbe sdraiata su quell’erba fresca di taglio a
contemplare le nuvole; ma si accontentò di scribacchiare sul suo quadernetto."(Continua...)
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