martedì 22 aprile 2014

Di cioccolato e tiramisù



Finita la tregua quaresimale, ritorno con immenso piacere al mio appuntamento quotidiano con il cioccolato.
Come una drogata in astinenza, ho aspettato con trepidazione per quaranta giorni che, per essere precisi, sono diventati ben quarantasei, il giorno della Pasqua per assaporare quel buon cioccolato del mio uovo di precetto, che da giorni era in bella vetrina sul mobile del soggiorno, a tentare la mia golosità.
Ebbene sì, il cioccolato in questi ultimi anni (e non solo…) è diventato la mia dose di buonumore giornaliera e il fatto di non poterne consumare per un lungo periodo è stato davvero difficile. Per questo posso confermare che il cioccolato porta dipendenza, anche se meno grave di altre forme, certamente più serie. È stato accertato, infatti, che esistono alcuni componenti chimici di questo alimento che possono generare una ricerca continua di appagamento, tra cui alcuni aminoacidi che stimolano la produzione di serotonina, ovvero l’ormone del piacere, che dà una sensazione di benessere.
E perché no? Dico io: si è mai sentito di qualcuno che sia morto per un’overdose di benessere da cioccolato? Mai che io sappia; al massimo qualche brufoletto di troppo o un mal di pancia da corsa possibilmente senza ostacoli. Una tavoletta pari a tre centimetri per quattro di cioccolato cosa mai sarà…

Ieri sera, la mia amica Cristina mi ha deliziata con un tiramisù da fine del mondo. Una cosina che, all’apparenza, non si presentava diversa dagli altri tiramisù di mia conoscenza, ma che, una volta messo in bocca un primo cucchiaino, quella bontà si è rivelata un bijou di resurrezione per il mio palato non più troppo abituato ai dolci.
Cristina mi ha detto che “Il tiramisù della Dani”, come lo definisce lei, è una ricetta di un dolce classico, passata in molte mani che ognuna delle quali ha poi personalizzato a modo suo, giocando sul dosaggio degli ingredienti. La ricetta, infatti, non prevede pesature particolari; i componenti, 5 per l’esattezza, vanno aggiunti ad occhio. Che strano: ero convinta che le dosi fossero indispensabili per una buona riuscita di qualsiasi cosa; invece mi devo ricredere…



Il tiramisù della Cris, ovvero “della Dani”, prevede uno strato di biscotti Pavesini inzuppati nel caffelatte, zuccherato o no, a seconda dei gusti, alternato ad uno strato di panna montata, zuccherata a sua volta a piacere e una spolverata di cacao amaro. Tutto qui. Tre, quattro, cinque strati in una tortiera, anch’essa di dimensioni non ben definite, e il gioco è fatto, fino ad esaurimento degli ingredienti.

Vi garantisco che si tratta di una vera beatitudine del gusto, con il vantaggio d’essere molto più leggero rispetto al tiramisù fatto con il mascarpone e i savoiardi. Anche per quanto riguarda le calorie, sono minori rispetto alla classica ricetta. Certo, il fatto che le dosi siano “all'incirca” non è possibile farne esattamente una stima; ma cosa importa? Una corsa nel parco risolve il problema dei chili di troppo; e poi, in questo preciso momento “sento” d’avere il bisogno di tirarmi un po’ su!