Finita la tregua quaresimale, ritorno con immenso piacere al
mio appuntamento quotidiano con il cioccolato.
Come una drogata in astinenza,
ho aspettato con trepidazione per quaranta giorni che, per essere precisi, sono
diventati ben quarantasei, il giorno della Pasqua per assaporare quel buon
cioccolato del mio uovo di precetto, che da giorni era in bella vetrina sul
mobile del soggiorno, a tentare la mia golosità.
Ebbene sì, il cioccolato in
questi ultimi anni (e non solo…) è diventato la mia dose di buonumore
giornaliera e il fatto di non poterne consumare per un lungo periodo è stato
davvero difficile. Per questo posso confermare che il cioccolato porta
dipendenza, anche se meno grave di altre forme, certamente più serie. È stato
accertato, infatti, che esistono alcuni componenti chimici di questo alimento
che possono generare una ricerca continua di appagamento, tra cui alcuni
aminoacidi che stimolano la produzione di serotonina, ovvero l’ormone del
piacere, che dà una sensazione di benessere.
E perché no? Dico io: si è mai
sentito di qualcuno che sia morto per un’overdose di benessere da cioccolato?
Mai che io sappia; al massimo qualche brufoletto di troppo o un mal di pancia
da corsa possibilmente senza ostacoli. Una tavoletta pari a tre centimetri per
quattro di cioccolato cosa mai sarà…
Ieri sera, la mia amica Cristina
mi ha deliziata con un tiramisù da fine del mondo. Una cosina che,
all’apparenza, non si presentava diversa dagli altri tiramisù di mia
conoscenza, ma che, una volta messo in bocca un primo cucchiaino, quella bontà
si è rivelata un bijou di resurrezione per il mio palato non più troppo
abituato ai dolci.
Cristina mi ha detto che “Il
tiramisù della Dani”, come lo definisce lei, è una ricetta di un dolce
classico, passata in molte mani che ognuna delle quali ha poi personalizzato a
modo suo, giocando sul dosaggio degli ingredienti. La ricetta, infatti, non
prevede pesature particolari; i componenti, 5 per l’esattezza, vanno aggiunti
ad occhio. Che strano: ero convinta che le dosi fossero indispensabili per una
buona riuscita di qualsiasi cosa; invece mi devo ricredere…
Il tiramisù della Cris, ovvero
“della Dani”, prevede uno strato di biscotti Pavesini inzuppati nel caffelatte,
zuccherato o no, a seconda dei gusti, alternato ad uno strato di panna montata,
zuccherata a sua volta a piacere e una spolverata di cacao amaro. Tutto qui.
Tre, quattro, cinque strati in una tortiera, anch’essa di dimensioni non ben
definite, e il gioco è fatto, fino ad esaurimento degli ingredienti.
Vi garantisco che si tratta di
una vera beatitudine del gusto, con il vantaggio d’essere molto più leggero
rispetto al tiramisù fatto con il mascarpone e i savoiardi. Anche per quanto
riguarda le calorie, sono minori rispetto alla classica ricetta. Certo, il
fatto che le dosi siano “all'incirca” non è possibile farne esattamente una
stima; ma cosa importa? Una corsa nel parco risolve il problema dei chili di
troppo; e poi, in questo preciso momento “sento” d’avere il bisogno di tirarmi
un po’ su!