A volte faccio delle considerazioni seguendo il comportamento, in certe situazioni, della gente che frequento e traggo delle mie conclusioni personali, che non è detto siano vere; pertanto quello che sto per scrivere potrebbe essere anche solo un pezzo per riempire una pagina...
Sono arrivata alla conclusione, ad esempio, che la gente è secondo la maniera in cui si sveglia al mattino, cioè si comporta di conseguenza, distinguendosi in base al grado di prontezza.
Alcune si destano semplicemente al proprio orologio biologico.
Aprono gli occhi ancor prima del suono della sveglia e si compiacciono di poter poltrire ancora un pochino tra le lenzuola; “riscaldano” il cervello prima di metterlo in moto e poi si attivano ad affrontare la giornata.
Altre non si svegliano nemmeno al suono delle campane spiegate a festa.
Puntano invano la sveglia che regolarmente non sentono e quindi hanno bisogno che fisicamente qualcuno le scrolli dal torpore qualche minuto prima dell’effettiva “messa in piedi”, perché hanno bisogno comunque di una manciata di minuti per carburare il cervello.
Altre ancora si svegliano solo dopo che un forte raggio di sole abbia loro trapanato i bulbi oculari, dopo che la sveglia abbia suonato svariate volte e per svariate volte messa a tacere; quindi, rivoltatisi dall’altra parte, riprendono il sonno esattamente dal punto in cui era stato disturbato. Alla fine si alzano e tutti schizzati arrivano tardi in ufficio dicendo che “ancora-una-volta-la-sveglia-non-ha-suonato-chissà-perché!!!”.
E’ un’inutile perdita di tempo cercare di capire il motivo che ne fa la differenza: la risposta, facilmente intuibile senza il bisogno di complicate ricerche universitarie, è che NON TUTTI SIAMO UGUALI. (Punto e basta).
Gli individui della prima descrizione, sono di norma previdenti e lungimiranti. Vivono il presente, però già con una certa proiezione verso il futuro; sono attenti, riflessivi e curiosi, per loro nulla è dato al caso e in ogni cosa cercano il perché. Sono affidabili tant’è che se si fa loro una confidenza, difficilmente viene data in pasto al pubblico. Non fanno parte della categoria “perditempo” e si preoccupano di svolgere bene i propri doveri perché profondamente convinti che il tempo sia prezioso e non deve essere sprecato nel fare un lavoro due volte solo perché alla prima non si è stati abbastanza attenti.
Il secondo profilo comprende chi va un po’ più a rilento, ma non per questo soppesati come inaffidabili e farfalloni. Sono meno riflessivi dei primi e a volte non danno il giusto peso alle confessioni che si fanno loro, lasciandosi scappare qualcosina qua e là. Sono però dotati di serietà professionale e vivono molto bene il loro stato perché non si preoccupano più di tanto del “perché” e del “percome” gira il mondo.
Il terzo gruppo è quello degli scorretti, dei lenti e dei menefreghisti. Prendono la vita con comodità e pensano che perso un tram ci sia quello successivo, senza considerare che il tram prima o poi arriva anche al “fine corsa”. Vivono nel loro mondo fatto solo delle loro cose: ciò che riguarda gli altri non riguarda a loro e viceversa. Sono, come dire? le “cicale” della situazione, si preoccupano solo se messi davanti ad una dura realtà e solo allora si ammazzano di lacrime, perdendo anche quel poco di tempo rimasto in inutili parole. Sono i ritardatari per eccellenza, sforano l’orario d’arrivo sia che si tratti del lavoro, della messa della domenica o semplicemente di un appuntamento al ristorante; sono poco attendibili, non perché non sappiano svolgere le loro mansioni, ma perché non si sa SE e QUANDO le concluderanno.
Questo “studio” non è stato fatto esaminando molti individui, ma solo osservandone una piccola parte, pertanto chiedo loro, nel caso si riconoscessero nei vari profili, di non esserne troppo turbati, perché la mia analisi sulla personalità umana non è stata così approfondita per stilarne una figura definitiva, come certi studi che si fanno nelle università americane. Devo dire, però, d’aver conosciuto e frequentato persone di ogni profilo descritto e ho tirato le mie conclusioni, a volte arrabbiandomi anche un po’.
Buon risveglio per domani mattina!
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