"Ramo di Rose"- Cuscino, particolare dipinto su lino - Wilma Ferrario, Lonate Pozzolo |
“Medardo ha compiuto 98 anni. La sua è stata una vita sobria, all’insegna dell’onestà, con poche e sane passioni: la pesca e l’orto.
Per chi vive nella campagna
bolognese la pesca significa andare per maceri, pozze di acqua stagnante dove
veniva macerata la canapa, un tempo la coltura più importante da queste parti.
Da prima della guerra Medardo coltivava l’orto accanto a uno di questi maceri e
proprio là, una settimana dopo l’8 settembre, venne segnalato ai tedeschi che
occupavano il paese, prelevato mentre era intento a seminare e deportato in
Germania. Ancora oggi si tiene tutto
dentro e ne parla solo ai ragazzi perché, dice, devono sapere quanto è bella la
libertà. Deve averla desiderata a lungo durante la prigionia, se ha
chiamato la figlia Libertà, il figlio Libereso e il cane Libero. Per essere
tornato da quella tragica esperienza, e pur dichiarandosi comunista convinto,
dopo la guerra ha costruito una edicola votiva all’incrocio del viottolo
sterrato che portava al suo orto. Chiese il consenso al parroco, ma pretese che
l’immagine sacra fosse quella di Santa Liberata, venerata perché solleva gli
esseri umani dai pensieri tristi, dalle malattie e dalle inquietudini. Gli
anziani del centro sociale raccontano ironici che il vero compromesso storico è
iniziato in quell’occasione. Ai piedi della cappella Medardo piantò subito una
rosa, reimpiantata tre volte nel corso del tempo usando talee che egli stesso
aveva fatto radicare. Oggi questo mio anziano compaesano si muove a fatica ma
conserva la lucidità e, poiché ha confessato che la sua più grande
preoccupazione è che quella rosa, invecchiando, si possa perdere, io mi sono
messo a sua disposizione. Così ho ricevuto una confidenza: un ramo è stato
raccolto a Verona durante la sosta del viaggio di ritorno dal campo di
concentramento, era un dono per la moglie e un pezzetto è servito a fare talea.
Non sono riuscito a sapere in alcun modo come si chiama, però in omaggio a
questa storia la chiamerò rosa ‘Libera’. Ne ho fatto una decina di talee, dovranno
radicare alla svelta perché Medardo non ha più molto tempo e voglio che sappia
che la sua rosa continuerà a fiorire.”
La storia di Medardo è così bella
da piangere. È stata scritta da Carlo Pagani,
Il maestro giardiniere, del quale la rivista Gardenia pubblica ogni
mese un articolo. Le storie che scrive sono l’incipit di una nuova lezione di
giardinaggio. Sono storie vere, che parlano di gente semplice. Soprattutto, sono
storie che inducono a riflettere sull’importanza dei beni che possediamo, piccole e grandi fortune che spesso
dimentichiamo di dar loro il giusto valore.
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