...il sentiero si intrufolava tra le case di un villaggio... |
Da dietro i vetri della finestra,
guardava il susseguirsi delle stagioni attraverso i colori del suo giardino.
Guardava le acque calme del lago, la cornice di montagne dalle creste ancora
innevate e lo sguardo abile giungeva all’orizzonte, fino al promontorio della
Rocca. Guardava il vento spostare le nuvole, mentre la luce calda del tramonto
accompagnava il calare della sera.
Davanti alla sua casa passava una
sentiero che s’inerpicava fino alla borgata superiore, intersecando, con
ponticelli di legno, il ruscello che scendeva a valle. Erano poche, ormai, le
persone che lo percorrevano. Nonostante ciò, il viottolo era ben ordinato e,
nella bella stagione, si fregiava di piccoli fiori, quasi a voler allietare la
dura salita.
Nel tardo pomeriggio di una giornata
di primavera, scendevamo dalle pendici a ridosso il lago, come vagabondi senza
meta. Non sapevamo con esattezza dove saremmo arrivati, perché a Giovanni non piace
ripetere lo stesso sentiero da cui si sale. Tuttavia si intravvedeva il lago e,
appena sotto i nostri piedi, il sentiero si intrufolava tra le case di un villaggio.
Tenevo tra le dita un fiore e lo serbavo con la stessa cura con cui si
custodisce un tesoro. Vidi, da lontano, un’anziana donna, dietro i vetri, che guardava
da una finestra affacciata al lago. Rallentai il passo. Giunta nei pressi
dell’abitazione, le sorrisi e la salutai con un cenno della mano.
La vecchina, faticava a credere
che quel gesto fosse rivolto a lei; tuttavia sorrise con discrezione.
Replicai il cenno. Questa volta agitai
con più energia la mano, come per assicurare la donnina che il saluto fosse
rivolto proprio a lei e le mostrai il mio fiore. La vidi sorridere. Anch’ella prese
ad agitare la mano, senza più timidezza,
come se ci conoscessimo da sempre.
Mi emozionai e lasciai la libertà
ad una lacrima di rigarmi il viso.
Era evidente la gioia
dell’anziana, perché continuò a sorridermi e ad agitare la mano fino a quando
la svolta del sentiero mi tolse alla sua vista.
Il mio vagabondare, quel giorno, ebbe
lo scopo di offrirmi una riflessione.
Il mondo, da dietro i vetri della
finestra, non è sempre uguale. Il lago, le montagne, le nuvole, tutto cambia al
ritmo delle stagioni. Spesso, però, l’abitudine ci fa vedere le medesime cose.
Quando si arriva alla sera della
vita, forse non si percepiscono più i cambiamenti del mondo. Tuttavia un
semplice saluto può contrastare l’abitudine di tutti i giorni e donare un
momento di serenità a chi di sorridere, a volte, non ha più la voglia.