Ci sono giorni, più di altri, che
essere felice mi riesce proprio bene. Spesso mi accorgo che sono le cose
semplici a rendermi euforica e, molte volte, sono quelle astratte, evanescenti,
immateriali a farmi vivere sensazioni di intima ricchezza.
Mi piace camminare lungo le strade
di campagna, calpestare le foglie cadute a terra per sentirne l’inconfondibile
fruscio ad ogni passo.
Mi piace guardarmi intorno e
riempirmi gli occhi dei colori delle stagioni; cogliere gli odori nell’aria,
come quello acre del fumo dei camini, che entra prepotente nelle narici fino a
farmi starnutire; ma mi piace lo stesso perché ha il sapore “di casa”.
Mi piace percepire il freddo
sulla pelle, perché amo raggomitolarmi in un maglione di lana e avvolgermi nel
caldo abbraccio, mentre stringo tra le mani la tazza della “Mari piccola”,
trovata tra le cose che non avevo portato con me, ma che ancora narrano di
giorni felici tanto lontani.
Mi piace tagliare a metà le mele
per poi cercare le loro differenze e il profumo di quando vengono affettate e
passate nel burro, è tra quelli che preferisco
in assoluto.
Mi piace scrutare il cielo quando
si fa sera, seguire la scia di un aeroplano e pensare a quale sarà il mio
prossimo viaggio.
Mi piace rincorrere la sagoma
delle montagne che solo nelle giornate limpide e fredde sanno essere così ben
definite.
Mi piace, nelle sere di freddo e
nebbia, ritirarmi in casa a preparare qualcosa di buono per gli amici e
attorniarmi delle loro risate, perché star bene significa anche questo.
Infine mi piace lasciarmi guidare
dalla fantasia, pensare al Natale, alle lucine da mettere attorno alla porta,
ai pacchetti da fare per stupire ancora una volta. E cantare, seguendo la musica
che ho nella testa dalla mattina, a voce alta, in un inglese solo mio perché, ad ogni ritornello, invento parole nuove.
Nessun commento:
Posta un commento